Conferenza “Un rivoluzionario mite: Licisco Magagnato a trent’anni dalla scomparsa”

Ricordiamo che martedì 17 ottobre, alle 17.30 inizierà il nuovo ciclo delle Conferenze di Castelvecchio.

Il primo incontro sarà dedicato alla figura di Licisco Magagnato, già direttore del Museo di Castelvecchio, che sarà ricordato da Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

L’incontro avrà luogo nella Sala Conferenze del Palazzo della Gran Guardia (qui il programma completo), e sarà accessibile gratuitamente sino ad esaurimento dei posti.


Inizia un nuovo ciclo delle Conferenze dei Civici Musei d’Arte

Martedì 17 ottobre, alle 17.30, si aprirà il ciclo 2017-2018 delle conferenze dei Civici Musei d’Arte di Verona, sostenute anche quest’anno dagli Amici. A inaugurare gli incontri di questa stagione sarà Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che ricorderà la figura di Licisco Magagnato, storico direttore del Museo di Castelvecchio nella stagione postbellica e degli interventi scarpiani.

Le conferenze si terranno il martedì, alle 17.30, al piano nobile del Palazzo della Gran Guardiasecondo il calendario riportato di seguito, consultabile anche in formato pdf o nella versione sfogliabile online, e saranno accessibili gratuitamente sino ad esaurimento dei posti disponibili.

Come da tradizione, le conferenze vedranno la partecipazione di storici dell’arte, archeologi, direttori museali e funzionari ministeriali che con i loro interventi toccheranno un ampio spettro di tematiche, dall’arte africana antica agli interventi di restauro effettuati a Pompei, da alcune fra le principali mostre che saranno organizzate nei prossimi mesi alla presentazione di nuovi allestimenti museali come quello di Palazzo Fulcis a Belluno. Il ciclo di conferenze sarà l’occasione per riflettere su questioni che vanno dalla storia antica alla contemporaneità, riflettendo insieme a studiosi e specialisti sulla tutela del patrimonio, la storia dell’arte e il panorama museale italiano e internazionale.

L’iniziativa è aperta alla cittadinanza, ai docenti e agli studenti dell’Università e delle Scuole medie e superiori, dell’Accademia di Belle Arti, dell’Università della Terza Età e del Tempo Libero, ai membri della nostra associazione.

Alla fine del ciclo, agli interessati che avranno presenziato ad almeno cinque degli otto incontri previsti, verrà rilasciato un attestato
di frequenza per acquisire crediti formativi. La presenza dovrà essere comprovata da firma all’inizio e al termine della conferenza.


Un anno sul Canal Grande. Intervista a Paola Marini

È trascorso ormai più di un anno da quando è iniziata l’avventura di Paola Marini sulle rive del Canal Grande.

Un’avventura nata dalla sfida lanciata dal Ministero dei Beni Culturali che ha sviluppato e concretizzato un programma di adeguamento strutturale ed organizzativo per venti dei più importanti e prestigiosi musei e realtà culturali statali italiani.
Un programma a dir poco rivoluzionario che ha modificato lo stesso concetto filosofico di museo statale, finora ancorato a ferrei principi di tutela e conservazione delle opere d’arte, adeguandosi alle esigenze che anche un moderno turismo culturale di buon livello richiede.

Paola Marini, la nostra storica direttrice delle Civiche Raccolte d’Arte di Verona, è stata chiamata a dirigere, in un quadro normativo del tutto nuovo, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il museo statale italiano che viene universalmente identificato come il massimo centro mondiale per ammirare e studiare la pittura del ‘500 veneziano; e non solo quella.

Comodamente seduti in una piccola saletta delle Gallerie, Paola mi confida l’impressione del suo primo impatto nella nuova prestigiosa direzione.

Profondamente rinnovate da importanti lavori di restauro durante l’ultimo quindicennio, e non ancora del tutto completati, le Gallerie dell’Accademia colpiscono per la grandiosità degli spazi espositivi, con ampi saloni e fughe di luminose gallerie.
Al confronto il nostro caro Museo di Castelvecchio appare come una struttura bellissima, ma a carattere più intimistico, quasi famigliare.

Nelle Gallerie dell’Accademia il respiro è decisamente internazionale: vuoi per la tipologia dei visitatori, assolutamente cosmopolita; vuoi per il continuo colloquio che i direttori, di oggi e di ieri, hanno sempre intrattenuto con i colleghi dei musei di tutto il mondo per organizzare manifestazioni in comune, scambi di opere, approfondimenti culturali e comunque sviluppare quei rapporti di operosa amicizia che solo l’amore per l’alta cultura può realizzare.

Tra i grandi musei italiani le Gallerie dell’Accademia presentano la caratteristica di essere una raccolta quasi monografica. Infatti il museo non nasce come raccolta dei lasciti di grandi famiglie, e di conseguenza di opere che spaziano nel tempo.
La collezione si presenta come una galleria di risulta sia delle spogliazioni napoleoniche, sia delle soppressioni sempre operate da Napoleone, ma anche dall’Italia.

Il risultato è una concentrazione di meravigliosi capolavori della pittura veneziana dal XIV al XVIII secolo, con particolare spazio per il Quattrocento e il Cinquecento.
Quel magico periodo in cui Bellini, Tiziano, Tintoretto, Giorgione, Veronese suscitano con il trionfo del colore, della luce, della naturalezza e del ritratto un vero piacere visivo ed intellettuale.

Qui a Venezia la bellezza e la gioiosità delle tele cinquecentesche ammaliano con i loro splendidi colori luminosi i visitatori di tutto il mondo.

L'organizzazione del Museo

Fino alla recente riforma ministeriale anche le Gallerie dell’Accademia, pur riscuotendo successo di pubblico e sviluppando una notevole attività scientifica, hanno sofferto dei tipici inconvenienti delle strutture statali italiane, soggette a rigidi schemi gerarchici.
Sono transitati direttori di grande valore scientifico, ma per la eccessiva brevità del tempo trascorso alla direzione veneziana, non hanno potuto sviluppare al meglio azioni organiche.

Con la riforma del Ministero vari musei statali italiani sono stati resi autonomi dalle Sovrintendenze, e la figura del Direttore è andata assumendo un ruolo del tutto nuovo.
Oltre al valore della preparazione scientifica, che ha sempre contraddistinto il personale direttivo dei musei italiani, ai nuovi direttori è stata richiesta una maggior capacità “imprenditoriale” e gestionale, avendo il ministro fornito loro nuovi strumenti che li avvicinano più a dirigenti di azienda piuttosto che ad alti burocrati ministeriali ai quali, loro malgrado, erano finora costretti ad identificarsi per alcune attività di servizio.

Le Gallerie dell’Accademia, prosegue Paola Marini, come per gli altri diciannove siti scelti per il nuovo corso gestionale, dovranno nell’esercizio delle loro funzioni avvalersi di uffici e reparti tecnici autonomi.
Ma la sfida a Venezia diventa ancor più difficile, e nel contempo stimolante, perché le varie strutture delle Gallerie non hanno ancora una sufficiente copertura di personale specialistico.
Mancano ad esempio ancora tre dei sei storici dell’arte previsti dalla pianta organica.

Tutto questo ha comportato un primo anno di direzione complesso e a volte imprevedibile, ma certamente molto suggestivo: un vero e proprio battesimo del fuoco.

 

Tra le varie aree funzionali delle Gallerie spiccano:

  • Le Collezioni e la Gestione del Patrimonio; e fra l’altro comprendono le istruttorie per i prestiti, con le complesse e molto delicate pratiche che li regolano e li garantiscono.
  • L’Amministrazione; un settore prevedibile in qualsiasi gestione, ma grande novità per una sede museale che, uscita dal controllo e dalla vigilanza della Sovrintendenza, ha per la prima volta una sua autonomia di bilancio e quindi obbligo di gestione oculata e precisa.
  • L’Area di Servizio Pubblico; anche se le Gallerie debbono ancora rispettare alcuni vincoli statali in questo campo, il museo non si sente più come una realtà periferica di un ministero romano, ma sta assumendo anche in questo fondamentale settore una dinamica ed una autonomia che lo porteranno ad essere simile ad una moderna impresa.
  • Il Settore della Ricerca; le Gallerie in collaborazione con Università ed Istituti di ricerca sviluppa in continuazione approfondimenti e studi comparati sulle opere sue e di altri musei, per contribuire alla soluzione degli interrogativi che sono la ragion d’essere di una scienza al servizio di una miglior conoscenza: la Storia dell’Arte.

Presso le Gallerie opera un Laboratorio del Restauro molto conosciuto ed apprezzato per il valore dei suoi tecnici, laboratorio che ebbe il battesimo del fuoco dopo la grande alluvione del novembre 1966 che fece grandi danni in una Venezia sommersa per molte ore dal mare.

Organi dirigenziali delle Gallerie dell’Accademia sono:

  • Direttore, di nomina ministeriale
  • Consiglio d’Amministrazione, formato da cinque membri tra cui il Direttore che lo presiede ed il Direttore del Polo Museale regionale. Quest’ultima figura, di recente ideazione, diventa il polo aggregatore a livello regionale di tutti i musei, anche quelli non statali.
  • Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Comitato Scientifico. Assume particolare importanza l’attivazione recente di questo importante organo (che annovera tra i suoi membri anche il notissimo studioso di storia dell’arte Vittorio Sgarbi), perché con i suoi approfondimenti ed i suoi consigli rafforza l’autorevolezza delle decisioni del direttore, creando insieme a questi una task force culturale che non farà certo rimpiangere le strutture un po’ troppo protocollari del passato.

 

Ringrazio Paola Marini per questa esauriente disamina sulla nuova impostazione delle Gallerie dell’Accademia e le chiedo quale sia dopo un anno di attività il suo feeling con Venezia.

Paola risale come origine recente del tutto alla lontanissima data del novembre 1966, quando la cultura mondiale si strinse a Venezia per soccorrerla, creando ben ventidue Comitati internazionali per Venezia, veri e propri ambasciatori della cultura nel mondo.
Molti di questi sono ancora generosamente attivi, e alcuni operano a fianco delle Gallerie.

Le conoscenze personali che Paola già aveva con direttori italiani e stranieri che operano in Venezia hanno enormemente facilitato l’allargamento delle conoscenze con altri responsabili di Centri di Cultura nazionali e mondiali. Un feeling a tutto tondo.
Inoltre sono molto stretti i rapporti con l’Università di Cà Foscari, che tra l’altro ha agevolato con studi e nuove elaborazioni scientifiche lo sviluppo del nuovo Piano di gestione quadriennale richiesto dal Ministero dei beni culturali, quello appunto che ha nominato i venti nuovi direttori di musei, orientando la rivoluzione tuttora in atto.

Paola infine mi ricorda che l’incantevole presenza presso le Gallerie dell’Accademia di opere tra le più celebri e conosciute genera richieste di prestiti da Musei, Gallerie e Fondazioni di tutto il mondo.
Prestiti che si cercherà di trasformare in più vantaggiosi interscambi, per accrescere le reciproche conoscenze grazie allo studio di questi straordinari capolavori del passato.

La collaborazione con gli importanti e celebri Musei civici veneziani è molto intensa, e proprio ora stanno allestendo insieme una Mostra su “Hyeronimus Bosch ed il collezionismo della famiglia Grimani” a Palazzo Ducale; inoltre sempre i due poli museali veneziani, statale e civico, stanno già lavorando per una epocale Mostra sul Tintoretto per il 2018, con doppia sede espositiva a Palazzo Ducale e alle Gallerie della Accademia. Mostra che a chiusura dei battenti sarà trasferita per una sua ulteriore esposizione alla National Gallery di Washington.

Altre ventidue opere sono in mostra a Denver in Colorado, affiancando altri dipinti del Rinascimento, provenienti da vari musei e collezionisti statunitensi
Ma dalle Gallerie dell’Accademia sono partite ben cinquantatré opere per due mostre in Giappone, a Tokio e Osaka; quest’ultima appena conclusa , con un buon successo di un pubblico molto competente ed attento.
Non ultimo in ordine di tempo il prestito di alcune opere alla Cina, che le ha esposte a Pechino.

È una intensa attività volta a sensibilizzare Paesi lontani d’Oriente alla conoscenza dell’arte italiana, invogliandoli a riallacciare con Venezia quegli scambi culturali che caratterizzarono per molti secoli i rapporti tra i due Mondi.
L’innegabile risveglio culturale che sta coinvolgendo anche il nostro Paese trova nel mondo produttivo e commerciale un attento testimone.
Grandissime aziende, ma anche chi non ti aspetti, come ad esempio Borsa di Milano, seguono con attenzione il mutato interesse degli italiani per tutto ciò che concerne l’alta cultura e le grandi opere d’arte.

Paola Marini vede positivamente questi nuovi segnali, e si augura che una volta entrato a regime il nuovo corso della gestione museale, con personale e mezzi adeguati, ci sia la reale possibilità di ascoltare e vagliare queste proposte, e indirizzarle in maniera intelligente ad un loro soddisfacimento, dando così da un lato una nuova e originale visibilità ai finanziatori, e permettendo ai Musei nuove iniziative culturali che per ora sono conservate nel libro dei sogni.

E come chicca finale l’instancabile Paola Marini mi ricorda che, nel 2017, cadrà il duecentesimo anno dall’apertura delle Gallerie dell’Accademia, e che tale ricorrenza andrà degnamente ricordata.

Ma non basta. Nel 2019 sarà celebrato in tutto il mondo il V centenario della morte di Leonardo da Vinci, del quale le Gallerie dell’Accademia custodiscono ben venticinque disegni, fra cui il più famoso di tutti: il celebre Uomo Vitruviano. Quel disegno che al di là della perfezione e della bellezza stilistica, aprì il mondo di allora allo studio ed alla ricerca scientifica.

Che cosa ha in mente Paola per celebrare quell’anniversario?
Certamente qualche cosa di molto bello, degno delle Gallerie dell’Accademia e di Venezia tutta.

 

Giuseppe Perotti


Congratulazioni Paola!

Care Amiche, cari Amici,

anche a sede chiusa non possiamo fare a meno di annunciarvi con tantissima gioia e tanta emozione che la nostra Paola è la nuova direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Dopo una difficile selezione internazionale il MiBAC ha nominato i venti nuovi direttori dei più importanti musei italiani, e Paola è tra loro! Un riconoscimento meritatissimo che premia il curriculum, la personalità, il sapere, la grande professionalità della NOSTRA direttrice.
L’amicizia e la stima che abbiamo per lei si mescolano a una grande soddisfazione per il magnifico risultato da lei ottenuto e alla certezza che le saremo sempre vicini con grandissimo affetto e riconoscenza.

Brava, brava, bravissima Paola!


"Arte e vino" alla Gran Guardia: una stupenda mostra che meriterebbe maggior interesse da parte del pubblico

Nella gloriosa storia delle Mostre d’Arte italiane l’anno 1951 segna lo spartiacque tra due ere molto diverse tra loro.

Tutte le manifestazioni precedenti erano state ideate e realizzate per un relativamente ristretto pubblico di appassionati ed intenditori.
Persone disposte anche a lunghi spostamenti in treno o in nave per soddisfare il piacere personale della scoperta e del confronto di opere d’arte che normalmente si trovavano presso musei lontani od erano gelosamente custodite in collezioni private.

Nel 1951 arrivò la Mostra del Caravaggio al Palazzo  Reale di Milano e tutto non fu più come prima.

Pochi giorni dopo l’apertura della mostra ideata dal grande Roberto Longhi il passaparola dei primi visitatori contagiò i milanesi di qualunque strato sociale e rapidamente una folla sempre più numerosa si accalcò ad ammirare quadri che, visti per la prima volta da vicino e ben illuminati, facevano scoprire epidermicamente la forza dirompente del grande artista lombardo.

Un ricordo personale ed emblematico: una domenica pomeriggio mentre ero in visita con mio padre alla mostra, la folla di visitatori, pur se disciplinata, si accalcò pericolosamente attorno ai quadri ( allora ancora non esistevano i sistemi di allarme sonori oggi di uso generalizzato). Il sovrintendente Gian Alberto Dell’Acqua, deus ex machina della manifestazione, e molto spesso presente in mostra, si consultò con gli assistenti, suggerendo di sospendere a titolo precauzionale l’ingresso del pubblico per una mezz’ora!

Da allora  le grandi Manifestazioni d’Arte hanno subito una profonda evoluzione.
Pur continuando a rivolgersi a strati sempre più ampi di pubblico, incrementando di conseguenza la missione educativa insita in ogni espressione culturale, alcune manifestazioni nascono da una precisa esigenza scientifica, allo scopo di raccogliere e mostrare opere di uno o più Maestri per catalizzare l’interesse degli studiosi ed approfondire attraverso la comparazione diretta temi ancora in discussione. Altre manifestazioni sono invece appannaggio di veri professionisti nella esaltazione di determinate opere d’arte, attraverso ben rodate strutture commerciali nelle quali il battage pubblicitario è la cifra primaria.
Il ritorno economico resta ovviamente il fine ultimo di questo tipo di  mostre.

Generalmente tali manifestazioni sono riconoscibili per la interessata insistenza nel pescare tra i sempreverdi Impressionisti francesi, i sicuri Vincent Van Googh o Pablo Picasso, oppure fanno leva su mostre monografiche. Le accorte tecniche pubblicitarie si concentrano assai spesso su una singola opera, o addirittura su un particolare  secondario inserito nell’opera: il successo di cassetta è assicurato.
Da questo punto di vista Verona è rimasta ancora una città fortunata.
La presenza di validi studiosi e dirigenti di famosi musei, e la sua naturale vocazione ad essere una primaria meta turistica d’Italia, fanno sì che la città sia sempre riuscita negli anni ad organizzare mostre di elevato interesse scientifico, ma anche di grande partecipazione popolare.

La mostra “Arte e Vino”, aperta alla Gran Guardia dall’11 aprile scorso al prossimo 16 agosto, rientra a pieno titolo tra le grandi mostre di interesse propedeutico, ma nel contempo assai godibile per la bellezza e la presa immediata delle opere di famosi artisti italiani ed europei che dal Cinquecento al Novecento hanno dedicato la loro attenzione a produrre capolavori dove la vite ed il vino sono evocati come simboli religiosi e profani caratteristici della Civiltà europea e delle sue molte Culture.

Dall’Antico Testamento ai giorni nostri, ma anche nella mitologia greca, l’albero della vite evoca la continuità della vita nel tempo, mentre il vino è tema dominante nella liturgia cristiana. È naturale quindi che i testimoni di ogni epoca, gli artisti appunto, abbiano dedicato ampio spazio alle loro rappresentazioni.

In tempi più recenti grandi artisti hanno rivolto la loro attenzione al momento operoso della raccolta delle uve e della loro trasformazione, fino a riprodurre con raffinata arte e poesia l’allegro utilizzo del prodotto finale.
Ricordo solo alcuni degli autori più famosi con opere in mostra per comprendere la sua eccezionalità: Tiziano, Rubens, Lorenzo Lotto, Annibale Carracci, Luca Giordano,  Sebastiano Ricci, Gianbattista Tiepolo, Pietro Longhi, fino ai più recenti Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Domenico Inganni, Filippo de Pisis, Fortunato Depero, Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Pablo Picasso e molti altri ancora.

I due raffinati curatori, Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, hanno voluto integrare l’esposizione delle pitture con artistici oggetti in vetro, argento, rame, marmo e maiolica di rara e squisita fattura, alcuni dei quali sono rappresentati nelle pitture esposte.

Una mostra bella e godibile anche per la facilità di comprendere e gustare i soggetti e le scene rappresentate.

Nonostante queste suggestive premesse la mostra fa fatica a decollare e le presenze  giornaliere di pubblico non sono in linea con l’importanza dell’esposizione. Non mi sembra che ci sia alcunché da imputare agli organizzatori, tenendo ben conto che al giorni d’oggi i budget per queste attività sono molto ridotti rispetto a tempi neppure troppo lontani.

Mi sia però permessa una piccola osservazione: il titolo della mostra: “Arte e Vino” mi sembra un po’ troppo elementare e passibile di essere mal compreso dal possibile visitatore. Dico questo anche perché, curioso come in genere sono, nel corso di una mia visita alla mostra ho chiesto a chi opera in loco se fosse possibile dare una classificazione ai visitatori in base alle loro aspettative. È così risultato che alcuni pensavano che la mostra fosse una appendice ad alto livello artistico di un’altra manifestazione commerciale tipo Vinitaly; e che accanto alle opere fossero esposte bottiglie delle più prestigiose case vinicole veronesi.

Per contro altri visitatori sono rimasti positivamente sorpresi dalla concentrazione in un’unica mostra di opere di così famosi pittori provenienti dalle più celebri Gallerie mondiali come l’Hermitage, il Louvre, la Galleria dell’Accademia, Ca’ Pesaro, ed anche da esclusive ed inavvicinabili collezioni private.

Pensando ai messaggi subliminali che l’odierna scienza delle comunicazioni  può suggerire, un titolo un pochino più accattivante avrebbe potuto stuzzicare maggiormente la curiosità dei potenziali visitatori.
Credo invece che coloro che a livello globale coordinano tutte le attività turistico- culturali della città (spero proprio che Verona, come quarta città turistica italiana, abbia in funzione una Sala di regia di questo tipo), coordinino in maniera più  razionale e logica la grande quantità di eventi che interessano la città, e in particolare la Bra.

Vi descrivo ora che cosa ho osservato attraversando in diagonale la piazza mentre tornavo a visitare la Mostra alcuni giorni or sono:

  • Sotto l’Ala dell’Arena mi sono imbattuto in una folla variopinta e festante di qualche migliaio di persone, frammiste a centurioni e gladiatori, che attendeva l’apertura degli arcovoli per assistere all’esibizione canora di Romina e Albano.
  • Nello spazio tra il palazzo degli Honorj e il monumento a Vittorio Emanuele II tre giovani suonavano su un palchetto musica metal-rock amplificata ad almeno 105 dB.
  • Sulla gradinata esterna della Gran Guardia, frammisti a decine di turisti esausti, stazionava un folto gruppo di giovani che attendeva in allegria  una festa di fine anno scolastico di un liceo veronese che si sarebbe svolta sotto il portico della Gran Guardia di lì a poco.
  • Sulle pareti ai lati del fornice centrale della Gran Guardia penzolavano due striscioni di tela con scritto in verticale “Arte e vino” ed a caratteri più piccoli le annotazioni logistiche per raggiungere la mostra.

Quattro momenti diversi tra loro,che hanno comunque ognuno diritto ad esistere.

Ma chi di dovere dovrà in futuro fare in modo che sovrapposizioni di questo tipo non abbiano più a ripetersi. Unitamente ad una preparazione logistica e pubblicitaria più incisiva e adeguata, mi auguro vivamente che i prossimi viaggi a Verona di Rubens, di Guido Reni e dei loro compagni d’arte, abbiano un riscontro ed un successo di pubblico pari a quello espresso dai critici d’arte per l’attuale Mostra, che è molto alto e  lusinghiero.

 

Giuseppe  Perotti