Vista del Teatro Romano e della chiesa di San Siro e Libera dall'alto

XIX Giornata Nazionale degli Amici dei Musei - 8 ottobre 2022

In occasione della XIX Giornata Nazionale degli Amici dei Musei italiani, nonché prima giornata europea, dedicata al tema dei «Giardini in Arte», gli Amici dei Civici Musei di Verona invitano a scoprire i giardini del Teatro Romano, con una visita che ci accompagnerà dai terrazzamenti romani, al giardino claustrale, al parco archeologico.

Le visite guidate gratuite offerte dagli Amici dei Civici Musei di Verona si svolgeranno sabato 8 ottobre alle ore 11.00 e alle ore 12.00. 

È possibile prenotarle direttamente a questo link o contattando la Segreteria dell’Associazione all’indirizzo info@amicideimuseidiverona.it o al numero di telefono 045 59 27 12.

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Mostre a Milano - 22 gennaio 2022

Il nuovo anno si apre all'insegna delle grandi mostre per gli Amici!

Sabato 22 gennaio la nostra associazione sarà a Milano per una giornata di visite.

Inizieremo al mattino con Grand Tour. Sogno d'Italia da Venezia a Pompei, alle Gallerie d'Italia. Un viaggio emozionante fra opere e oggetti d'arte provenienti da importanti collezioni italiane ed estere per scoprire un’Italia amata e sognata da generazioni di viaggiatori europei che si riconoscevano in una cultura comune di cui proprio il nostro Paese era stato per secoli il grande laboratorio.

Di seguito, visiteremo la mostra Realismo Magico, ospitata a Palazzo Reale e curata da Gabriella Belli e Valerio Terraroli. Una grande esposizione che, a trent'anni di distanza dall'ultima mostra dedicata a questo Movimento, torna a prendere in considerazione una stagione culturale, intellettuale e artistica - quella compresa fra le due guerre mondiali - a lungo negletta e condannata a una sorta di damnatio memoriaema riscoperta in tempi recenti.

Dopo pranzo, ci trasferiremo per vedere la mostra Maurizio Cattelan. Breath Ghosts Blind nella sede del Museo d'Arte Contemporanea Pirelli HangarBicocca e le opere della collezione permanente I Sette Palazzi Celesti 2004-2015, di Anselm Kiefer.

Per informazioni e prenotazioni contattate la nostra Segreteria.


Visita a Palazzo Maffei - 4 dicembre 2021

Sabato 4 ottobre visiteremo finalmente Palazzo Maffei e la collezione d'arte della famiglia Carlon che in questo gioiello dell'architettura seicentesca è custodita.

Si tratta di una visita particolarmente importante per noi, non solo perché avremmo voluto organizzarla poco dopo l'inaugurazione nel febbraio 2020, ma lo scoppio della pandemia e la conseguente lunga chiusura del museo ce l'hanno impedito. Ma anche perché la famiglia Carlon che, con un gesto di straordinaria generosità, ha deciso di mettere a disposizione della città la propria collezione d'arte antica e novecentesca restaurando e riaprendo uno dei palazzi più iconici del nostro centro storico, è da sempre parte della grande "famiglia" degli Amici dei Musei Civici di Verona.

Il percorso espositivo, da poco esteso anche al secondo piano del palazzo per poter accogliere un numero ancora maggiore di opere, si snoda fra l'antico e il moderno, mettendo in dialogo fra loro oltre 400 oggetti di pittura, scultura e arti applicate che coprono un periodo di più di cinque secoli. Particolarmente notevole è la collezione d'arte del Novecento, vero fiore all'occhiello del museo, frutto del gusto e della passione di collezionista dell'imprenditore Luigi Carlon.

Isa di Canossa e Giulia Adami ci introdurranno alla visita.

Per informazioni e prenotazioni contattate la nostra Segreteria.


Un "Grande Castelvecchio": gli esempi a cui guardare

L’idea di adeguare il Museo di Castelvecchio alle esigenze richieste oggi per una struttura più moderna ed efficiente che, pur mantenendo inalterata la stupenda realizzazione architettonica ed espositiva di Carlo Scarpa,  possa dotarsi di tutte quelle strutture atte a migliorare l’accoglienza, la gestione e i servizi tecnici che fanno di una importante raccolta di opere d’arte un Centro di incontro e di studio, era già da anni presente nel pensiero e nelle azioni degli Amici dei Civici Musei. Non ci fu Assemblea, Consiglio Direttivo o altra riunione in cui il tema non venisse discusso ed approfondito.

Nel 2017 prese quindi corpo l’idea di concretizzare i punti cardine del problema con un documento scritto. Nel novembre dello stesso anno venne dato alle stampe il volume “Fantasie per Castelvecchio”.

Un’agile e ben articolata pubblicazione che accanto ad una precisa esposizione grafica e fotografica  della disposizione attuale della volumetria di Castelvecchio nella sua interezza, pone l’attenzione su come utilizzare gli spazi attualmente occupati dal Circolo unificato dell’Esercito, creando un Gabinetto Numismatico, un Laboratorio per la manutenzione delle opere d’arte, un Deposito per le opere non esposte, un’Aula didattica per giovani e meno giovani, una Biblioteca d’Arte, la Direzione e gli Uffici del Museo, una Sala polifunzionale per conferenze e i Servizi per il pubblico, come bookshop, guardaroba e bagni. Il progetto prevede anche la realizzazione di un ampio e confortevole Caffè-Ristorante per visitatori e turisti.. L’accoglienza di questa pubblicazione è stata molto positiva, tant’ è che nel marzo 2019 nacque il comitato “Civica Alleanza per un Grande Castelvecchio” allo scopo di estendere ad una più ampia cerchia di appassionati l’idea proposta dagli Amici dei Musei Civici di Verona.

Per far conoscere meglio alle autorità e alla cittadinanza gli intendimenti della “Civica Alleanza” sono stati indetti degli incontri quale una Seduta tecnica presso l’Ordine degli Architetti di Verona, cui ha fatto seguito nel mese di maggio una Conferenza Stampa esplicativa presso la Camera di Commercio di Verona. Il ciclo di incontri propedeutici è stato quindi completato con la Tavola Rotonda tenuta il 19 giugno 2019 presso la Società Letteraria.

E’ stato pienamente raggiunto il focus cui tendevano i promotori della “Civica Alleanza”: migliorare radicalmente l’offerta culturale veronese, pensando soprattutto ai turisti italiani e stranieri di rango che, nonostante il marcato incremento in città dei “turisti mordi e fuggi”, sono ancora fortunatamente una parte fondamentale del movimento turistico veronese. Non solo, l’adeguamento in Castelvecchio dei servizi di accoglienza e di gestione al livello dei più importanti musei italiani ed europei farà aumentare ulteriormente il prestigio della città anche presso tutti coloro che ancor oggi la visitano in modo un po’ troppo superficiale.

Va sottolineato che l’operazione verrà portata avanti con un alto spirito di collaborazione e di rispetto per le Forze Armate, che hanno compreso le mutate esigenze culturali della città, senza che alcuno dimentichi l’importanza e il prestigio che il Mondo Militare ha avuto nei secoli in Verona.

A suffragare la bontà dell’azione intrapresa nel corrente mese di novembre si sono tenute due importanti conferenze di direttori di musei che hanno illustrato come siano riusciti a dare un nuovo appeal ai celebri musei italiani da loro diretti.

James M. Bradburne, direttore da qualche anno della Pinacoteca di Brera e della attigua Biblioteca Braidense in Milano, aprendo il classico ciclo di Conferenze che da oltre mezzo secolo si tengono in Verona, organizzate  dal Civico Museo di Castelvecchio, dall’Università degli Studi di Verona con il supporto degli Amici dei Civici Musei, ha raccontato come in quattro anni sia riuscito a  rivoluzionare Brera, rendendola più appetibile anche per quegli strati di potenziali visitatori che non si erano mai avvicinati ad un museo o lo avevano fatto in maniera assolutamente sporadica.

James Bradburne in front of ‘St Mark preaching in Alexandria’ Pinacoteca di Brera Milan

Oltre al raffinato rifacimento degli ambienti napoleonici che da due secoli accoglievano le opere e che si presentavano nella veste non molto brillante eseguita nella ristrutturazione degli anni Cinquanta del secolo scorso dopo i gravi danni bellici subiti, ed esaltato da un nuovo ed efficace impianto di illuminazione, il direttore ha stabilito di porre al centro del museo il visitatore, dandogli l’illusione di essere quasi partecipe delle opere eseguite secoli prima da celebri pittori. Il museo accoglie bambini anche molto piccoli come fossero a scuola o all’asilo, con la possibilità di trovare nelle sale fogli e pennarelli per… imitare i grandi del passato. Opportunità del resto ampliata anche agli adulti che hanno la possibilità di copiare su materiale messo loro a disposizione i capolavori esposti. In altre parole il visitatore si deve sentire a suo agio ed avere la possibilità, anche se digiuno d’arte, di colloquiare in tutta libertà con ciò che sta ammirando.

L’altra importante conferenza è stata tenuta presso la Società Letteraria da Flaminia Gennari Santori, direttrice della Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini ed a Palazzo Corsini in Roma.  Un museo di livello mondiale con opere tra le più celebri in assoluto, che ha avuto una vita lunga, ma un po’ complicata. Un museo di difficile conduzione perché sdoppiato in due sedi. Sedi prestigiosissime, ma distanti tra loro: Palazzo Barberini,  realizzato dai due geni del barocco romano Bernini e Borromini,  era anche sede del più importante Circolo Ufficiali d’Italia. Una splendida dimora, ma che relegava il museo in ali del palazzo distanti tra loro e su piani diversi. Una volta liberati gli spazi occupati dal Circolo Ufficiali e ristrutturati i percorsi museali in una chiave più razionale, la direttrice, preso atto del mutato atteggiamento del visitatore contemporaneo, molto curioso, ma in genere poco preparato, ha dovuto ricorrere ad artifici per agganciare l’attenzione del visitatore, facendo anche particolare attenzione ai visitatori più piccoli, ma non per questo meno curiosi ed interessati.

Ecco poi un caso particolare che rivela la grande attenzione dei moderni direttori di musei: la direttrice ha notato che i visitatori con sindrome di autismo dopo aver guardato anche per pochi secondi un’opera d’arte ricordano in seguito con   stupefacente precisione particolari dell’opera che possono essere sfuggiti persino agli esperti. Potrebbe essere l’occasione per gratificare quelle speciali persone, dando loro l’opportunità di descrivere ai compagni ciò che loro “supervedono”.

Come è emerso dalle due conferenze: museo sì, ma non solo museo. Molto, molto altro ancora.

Giuseppe Perotti


Le Comunità Museali. Nuove interpretazioni (Parte II).

Martedì 10 settembre, con un lodevole anticipo sul tradizionale incontro di apertura dell’anno sociale presso un’antica villa del territorio veronese, l’Associazione degli Amici dei Civici Musei di Verona ha chiamato i suoi soci ed altri qualificati appassionati d’arte, presso la Sala Galtarossa del Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, dove era stato organizzato un incontro dibattito dal titolo accattivante e molto attuale “Le Comunità Museali. Nuove interpretazioni”. Una indicazione che racchiude e sintetizza le motivazioni per cui in oltre mezzo secolo di attività  si siano via via trasformate le gloriose Associazioni degli Amici dei Musei.

Dopo un saluto della Direttrice dei Civici Musei di Verona Francesca Rossi, hanno preso la parola i relatori prof.ssa Paola Lanaro di Ca’ Foscari, la dott.ssa Anna Gussoni, giovane laureata con una tesi sul tema in discussione, l’arch. Giulio Avon, professionista e già presidente della Associazione degli Amici del Museo Guggenheim di Venezia, il nostro socio dott. Pietro Giovanni Trincanatoresponsabile del Gruppo Giovani dell’Associazione veronese ed il presidente della stessa dott. Francesco Monicelli. Pur trattandosi di relatori specialistici e di alto livello culturale, tutti si sono adoperati per mettere al meglio in risalto le peculiarità ed i nobili scopi per i quali hanno operato fino ad oggi le Associazioni degli Amici dei Musei italiani, come del resto quelle di tutto il mondo.

Come ha ben rimarcato la prof.ssa Lanaro, le Associazioni degli Amici partecipano ormai di diritto alle Organizzazioni Museali, mentre l’arch. Avon ha sottolineato le differenze non solo formali che contraddistinguono le associazioni di stampo americano, con una impronta molto famigliare ed avvolgente ( tipo quella da lui presieduta, sia pur a Venezia, ma decisamente USA) da quelle di formazione europea. Dal dibattito è emersa la necessità che vengano evitate interpretazioni estemporanee nella conduzione dei musei, ma che prosegua invece la collaborazione con gli Amici, per far sempre meglio conoscere le realtà museali a strati di popolazione che potenzialmente sarebbero interessate, ma che hanno poca o punto conoscenza della loro esistenza. Durante il dibattito è stata ben illustrata la trasformazione delle Associazioni, che da piccoli club di facoltosi mecenati si sono allargate ad una più vasta cerchia di appassionati.

Particolarmente interessante la relazione di Pietro Giovanni Trincanato che ha posto l’attenzione sul Gruppo Giovani dell’Associazione di Verona di cui è responsabile. Anche se per la giovane età i soci non hanno ancora molte opportunità tangibili da offrire, la assidua partecipazione del loro gruppo, con iniziative belle e originali che cercano di coinvolgere altri giovani e giovanissimi allo splendido mondo dell’arte, sta creando un ponte ideale tra loro e le generazioni dei seniores.

Il Gruppo Giovani ha ben compreso che la formazione scolastica italiana punta oggi su obiettivi di cultura collettiva, trascurando quel tipo di cultura specifica, come lo è appunto la Storia dell’arte. L’auspicio è pertanto quello di creare nei musei spazi idonei ad ospitare iniziative diversificate che si leghino alle opere contemporanee, e che fungano da calamita per i giovani, sperando che restino coinvolti in maniera più avvolgente dalla “Bellezza Assoluta” che sprigiona l’Arte di ogni tempo.

Il presidente degli Amici di Verona, Francesco Monicelli, nella sua lunga ed esauriente esposizione ha sposato la tesi di Trincanato, come ideale transfert per le generazioni future. Prendendo spunto da quanto già illustrato dagli altri relatori il presidente rimarca come ogni Associazione di Amici si ispiri al Museo che ha adottato. Così i vari musei Guggenheim, da quello di New York alle figliazioni europee ed asiatiche dedicati all’Arte Contemporanea, hanno Associazioni di Amici che si rivolgono a quel particolare settore artistico. L’Associazione di Verona nata all’ombra di un Castelvecchio rinnovato da Carlo Scarpa potrebbe essere ricordata, almeno per i primi anni della sua vita come” L’Associazione degli Amici di Scarpa di Castelvecchio”. La maturazione e l’evoluzione dei tempi ci ha portati alla attuale denominazione di “Associazione Amici dei Musei civici di  Verona”. Una definizione appagante che ci impone di lavorare duramente per tutte le realtà museali civiche della città, e non solo quelle legate alle Arti. Sarà un compito difficile ed insidioso. Insidioso perché la tendenza ovvia di chi presiede un gruppo di persone associate è quello di fare una selezione per far emergere i migliori. Una scelta pericolosa che può portare ad una rapida auto- estinzione.

Al contrario un allargamento della base sociale permette di evidenziare più facilmente nuove forze fresche e motivate, aumentando nel contempo il prestigio dell’Associazione stessa. Il presidente Monicelli ha concluso il suo intervento ricordando un aforisma su chi visita da turista una città occidentale.                                                                                                                     Le quattro massime da osservare sono:

  • Girare la città a piedi
  • Visitare la Cattedrale
  • Visitare il Teatro
  • Visitare il Museo

Verona ha tutte le carte in regola per entrare nel novero delle Città storiche dell’Occidente di massimo prestigio.                                                                                                                                                                       E gli Amici dei Civici Musei saranno sempre in prima linea per rendere la visita a Verona indimenticabile.

                                                                                                                             Giuseppe  Perotti


Le Comunità Museali. Nuove Interpretazioni (Parte I).

Martedì 10 settembre, alle ore 17 presso il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, si terrà l’incontro-dibattito “Le Comunità Museali – Nuove Interpretazioni”.

Questo appuntamento, promosso dalla nostra Associazione in collaborazione con i Musei Civici di Verona, mira a portare la riflessione sul modo in cui le Associazioni Museali contribuiscono alla vita dei Musei e delle istituzioni culturali.

Dopo i saluti della direttrice dei Civici Musei di Verona Francesca Rossi, interverranno Paola Lanaro, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, Anna Gussoni, laureata della stessa università autrice di una tesi incentrata sulle associazioni museali, Giulio Avon, dello Studio architetti Avon di Udine, Pietro Giovanni Trincanato, responsabile del Gruppo Giovani Amici dei Civici Musei di Verona, e Francesco Monicelli, Presidente Amici dei Civici Musei di Verona.

Siete tutti invitati a partecipare.

Scarica l’invito all’incontro.

 


7 ottobre 2018. Visita ai murales dell’ex Scalo Merci in stradone Santa Lucia

Domenica 7 ottobre, in occasione della XV Giornata FIDAM intitolata “Dal museo alla strada?”, gli Amici dei Civici Musei d’Arte di Verona hanno deciso di uscire dai musei per esplorare la città, che cresce, si evolve e si trasforma grazie anche a nuovi innesti artistici.
Dalle ore 11, partendo dal distributore ENI di stradone Santa Lucia, andremo alla scoperta di un luogo che a Verona, città dalla storia e dalla cultura millenarie, non associamo automaticamente all’arte, ma che negli ultimi anni ha cambiato volto, diventando un laboratorio espressivo molto interessante e di grande qualità.

Grazie alla collaborazione con Eyelabdesign, autori di alcuni dei murales, potremo scoprire un volto diverso della nostra città, che è sotto i nostri occhi tutti i giorni ma che troppo spesso finiamo per ignorare. L’evento è gratuito e aperto a tutta la cittadinanza.

Informazioni all’indirizzo email info@amicideimuseidiverona.it o al numero 045592712.


Gli “Amici dei Musei” ieri, oggi, domani

Care Amiche, cari Amici,

riprendiamo le attività dell’associazione e del sito dopo la pausa natalizia con una bella riflessione del nostro Giuseppe Perotti sul ruolo degli Amici, perfetta per rinnovare il nostro “grazie!” a Isa di Canossa, presidente uscente, e per augurare buon lavoro al nuovo presidente Francesco Monicelli!

Volendo risalire all’Evo Antico una delle figure emergenti con una personalità colta e raffinata, amante e protettore delle arti, della poesia e delle scienze fu senz’altro Mecenate.

Amico e fidato consigliere di Augusto, ma anche dei più grandi uomini di lettere ed arti dell’epoca, Orazio tra questi, è rimasto nel tempo il simbolo dei protettori delle arti, tanto che ancor oggi il termine “mecenatismo ”sta ad indicare la nobile funzione di chi, pur essendo al di fuori delle strutture pubbliche di tutela e conservazione dei beni culturali, opera a livello personale per contribuire con varie modalità alla loro conservazione e valorizzazione nel tempo.

Anche se allora nella Roma Imperiale non c’erano musei pubblici nel senso moderno del termine, la figura di Mecenate può a ragione rappresentare l’antesignano degli attuali Amici dei Musei di tutto il mondo. Nei 1700 anni a seguire grandi amici e protettori delle arti e degli artisti furono coloro che esercitavano il potere civile e religioso nelle mille sfaccettature che caratterizzavano l’evoluzione storica dell’Europa. Quasi sempre la figura del protettore delle arti si identificava con il committente delle opere stesse, ed agiva in tal senso per amore del bello e per arricchire le proprie dimore, ma soprattutto per accrescere la propria potenza ed il prestigio pubblico essendo ancora assai lontani i tempi in cui verranno costruiti i primi musei per la gioia ed il godimento di tutta la popolazione senza distinzione di classe.

In quel tempo la concezione di una nuova opera d’arte, come dimostrazione di ricchezza e potere, non poteva dare risalto ai moderni concetti di tutela e conservazione. Spesso i nuovi proprietari di un sito già riccamente impreziosito di opere d’arte, le facevano disinvoltamente raschiare o distruggere per sostituirle con altre commissionate agli artisti più in voga del momento, e che molto spesso lavoravano esclusivamente per quel proprietario. Così, se nella Cappella Sistina il Buonarroti ricoprì bellissimi e recenti affreschi con opere che hanno toccato per potenza e perfezione stilistica le vette dell’arte di ogni tempo, dal Seicento in poi una eccessiva volontà riformatrice denaturò belle chiese romaniche e gotiche con pesanti ristrutturazioni nell’onnipresente stile Barocco. Solo con la caduta di Napoleone, che fra tanti sconvolgimenti provocò anche la lenta, ma decisa trasformazione degli Europei da sudditi a cittadini dei nascenti stati, sorse l’idea di museo anche negli Antichi Stati preunitari, inteso come luogo deputato alla raccolta di opere d’arte dove poter esercitare una tutela artistica che favorisse la miglior conservazione, oltre al godimento visivo delle opere da parte di tutti.

Si concretizzava così la possibilità di far conoscere ai cittadini una parte importante di quelle favolose opere che per secoli erano rimaste racchiuse in castelli, palazzi o conventi, off-limits per tutti. L’Ottocento vide quindi la nascita di molte realtà museali, per la maggior parte di proprietà pubblica, statale o civica, ma anche di pertinenza ecclesiastica o di privati cittadini. Buona parte del materiale esposto nei musei italiani nati nell’Ottocento proveniva dalle spogliazioni e dalle soppressioni napoleoniche, ma anche da importantissimi lasciti di illustri casate italiane. Le collezioni andarono poi arricchendosi per altri lasciti, donazioni e acquisti. In parallelo a queste luminose realtà andavano lentamente formandosi gruppi di appassionati di varia estrazione sociale che, in modo assolutamente autonomo e spontaneo, si impegnavano a fiancheggiare i neonati musei, fornendo aiuto e sostegno, e donando spesso anche opere di loro proprietà che andavano ad arricchire le collezioni pubbliche.
Importante fu l’interessamento di alcuni industriali che anche in Italia, seppure con un certo ritardo rispetto agli altri Paesi d’Europa si stavano affermando con le loro imprese, e non dimenticavano l’antico contesto estetico-culturale che per secoli aveva caratterizzato il nostro Paese.

Solo a metà del Novecento si concretizzano vere e proprie forme di associazione tra i simpatizzanti di questo o quel museo. Nascono così le Associazioni Amici dei Musei, forse ispirandosi anche alle numerose e dinamiche Società e Accademie Filarmoniche che caratterizzano da due secoli la vita musicale italiana. Sono belle realtà che hanno come scopo principale quello di mantenere vivo nella cittadinanza l’amore per l’arte e per la cultura a tutto tondo , con particolare interesse per la vita e l’attività delle strutture museali per le quali si sono costituite in Associazione.

Nel caso di Verona, la denominazione di Associazione Amici dei Musei Civici è tale in quanto fa riferimento al gruppo di musei di proprietà comunale che ha come capolista il Museo di Arte Antica di Castelvecchio, affiancato dal Museo archeologico, dal Museo degli Affreschi, dal Lapidario Maffeiano. Scorrendo gli statuti che regolano l’esistenza e l’attività delle Associazioni Amici dei Musei si evince che le finalità indicate sono molteplici, ed auspicano una serie di iniziative, anche piccole, che possono portare alla valorizzazione finale del patrimonio intellettuale e reale dei musei “adottati”. L’Amico dei Musei è una figura di alto livello morale e civico che può prestare la propria disponibilità e abilità partecipando alla vita del museo con una attività di collaborazione. È il caso ad esempio della partecipazione alle guardianie nelle sale d’esposizione quando c’è carenza di personale a ciò preposto, o dell’aiuto di uno o più soci nella gestione del Sito informatico. Ma l’Amico dei Musei può, anzi, deve in ragione delle sue capacità supportare i dirigenti del museo nelle ricerche o negli studi in corso con una efficace azione di sussidiarietà.

Ognuno poi dovrebbe aderire volontariamente ad una forma moderna di mecenatismo, singolo o collettivo, tendente ad integrare le risorse ufficiali delle strutture museali che, essendo di natura pubblica, possono non sempre essere certe nel tempo e risultare a volte sufficienti solo per l’indispensabile spesa corrente. Analizzando il piacere segreto e personale che può scaturire dall’aiuto concreto dato per una azione nobile come quella di “fare qualcosa per un museo “, il gesto può risultare molto appagante e consolatorio. Un settore molto importante di attività degli Amici è l’ “allevamento” dei giovani all’amore per l’arte. Qui va subito riconosciuto che gli Amici di Verona brillano di luce propria, avendo ideato e sviluppato un Gruppo Giovani preparato, efficiente ed entusiasta che a sua volta è divenuto un focus catalizzatore verso altri giovani ancora digiuni di questa opportunità e promotori di un allargamento del Gruppo giovani a  livello internazionale.

Il Gruppo Giovani è un esempio per quelle strutture pubbliche che si dedicano all’istruzione e che dovrebbero maggiormente interessarsi a questo particolare settore dell’apprendimento. I bambini, che sono naturalmente portati ad incuriosirsi della bellezza e magari cercano anche di riprodurla con buffi, ma significativi disegni, vanno incoraggiati ed aiutati prima che altre attenzioni li distraggano, trasportandoli nel regno della banalità e della noia. Queste sono le Associazioni Amici dei Musei di oggi. E domani?

Di certo saranno sempre in maggior numero perché l’interesse per il mondo museale è in fase crescente. Ma alcuni problemi che preoccupano oggi non spariranno, anzi potranno acuirsi ulteriormente. Mi riferisco in particolar modo alla opportunità che alcuni Amici possano offrire una partecipazione più attiva e concreta alla vita della Associazione, non limitandosi all’iscrizione annua e ad un troppo limitato coinvolgimento nella vita associativa. Più passa il tempo e più le Amministrazioni pubbliche saranno oberate da nuovi compiti istituzionali di varia natura: l’opera di sussidiarietà offerta da strutture come quelle degli Amici dei Musei risulterà perciò preziosa ed indispensabile. Ho ottime ragioni per augurarmi che l’Amministrazione Civica di Verona abbia anche in futuro quelle giuste attenzioniper tutto ciò che ha contribuito a collocare Verona fra le “città d’arte” italiane di prima grandezza.

Ma non dobbiamo dimenticare che se già oggi accanto alla “città d’arte“ Verona coesiste una Verona dedita a commerci internazionali di primaria importanza, fra pochi anni, con l’entrata in esercizio della galleria ferroviaria di base del Brennero (55 chilometri sotto terra tra Bressanone e Innsbruck) in avanzata fase di costruzione, la riduzione drastica dei tempi di trasporto delle merci dal Centro Europa a Verona, per poi essere smistate nel resto d’Italia e viceversa, potrebbe mettere “in sonno” la città d’arte, a tutto vantaggio di una grande e anonima città del commercio che potrebbe prendere il sopravvento su quanto di nobile e bello ha caratterizzato finora questa città. Proprio per questi possibili pericoli sarà opportuno, direi necessario, che le generazioni future non si trovino impreparate nella gestione del “bello“ di Verona. Del resto l’esempio di alcune città centro-nord europee già oggi campioni mondiali nei commerci terrestri e marittimi, e nel contempo poli attrattivi museali ed artistici di primaria importanza, fanno ben sperare per il futuro di Verona.

Comunque vadano le cose gli Amici dei Musei avranno sempre una funzione primaria; e a molti soci avanti negli anni, che giustificano la minor partecipazione alle attività sociali per quel senso di torpore rinunciatario che li attanaglia, ricordo loro un bellissimo scritto di Francesco Alberoni: La terza via tra il dovere e il piacere. L’illustre sociologo analizzando l’approccio di ciascuno di noi nei riguardi dello svago e del lavoro suddivide gli adulti in tre “tipi umani“ così sintetizzati: il primo tipo contempla coloro che considerano il lavoro una dura realtà e cercano in tutti i modi di godere del tempo libero e dello svago. Il secondo è appannaggio del tipo impegnato: tutto è dovere, moltissimo lavoro e niente svaghi. Il terzo tipo ha come obiettivo l’imparare sempre di più per fare sempre meglio; legge, studia; ogni esperienza è un mezzo per migliorare la conoscenza. Di fronte all’insuccesso si domanda: “Cosa posso imparare da questa lezione?” Ascolta, riflette per crescere e progettare nuove attività.

Gli Amici dei Musei appartengono o dovrebbero appartenere al terzo tipo umano; ed anche ad ottanta o più anni dovrebbero concepire l’appartenenza alla Associazione degli Amici dei Musei come una preziosa opportunità per arricchirsi culturalmente e vivere meglio.

 

Giuseppe Perotti


Licisco Magagnato, un rivoluzionario mite. L’opinione di Giuseppe Perotti

Quando un personaggio illustre lascia questa Terra, i principali quotidiani pubblicano prontamente un articolo elogiativo sul defunto; elogio già predisposto e sempre diligentemente aggiornato dai giovani di redazione , che nel gergo tipografico va sotto il nome un po’ ironico di “coccodrillo”.

Ma a trent’anni dalla scomparsa quale ricordo rimane del personaggio?

Ebbene, assistendo il 17 ottobre alla commemorazione di un grande che ha operato per molti anni in Verona nel campo museale e scomparso nel 1987, la commozione di chi lo ha conosciuto personalmente, e l’interesse culturale di chi, come il sottoscritto, non ha avuto questo privilegio, hanno prevalso su ogni altra espressione dell’animo.

Paola Marini ricordando la luminosa figura di Licisco Magagnato, suo predecessore alla Direzione dei Musei civici veronesi, ma “Uomo dell’Arte” a tutto tondo, ha fatto rivivere con grande efficacia le grandi doti dello studioso.

Un uomo che pur facendo leva su un carattere mite e pacato riuscì fra l’altro a realizzare in Verona, e non solo, una epocale trasformazione ed uno svecchiamento di tutto ciò che ruotava attorno alle arti figurative ed alla loro fruizione museale.

Trasformò infatti datate strutture, come il Museo di Castelvecchio, da contenitore di opere d’arte ad una vera opera d’arte architettonica a se stante, grazie anche al sodalizio culturale e scientifico contratto con il grande architetto Carlo Scarpa e con i collaboratori della sua Scuola.

Per capire l’uomo di “alta cultura” Licisco Magagnato la relatrice ha dapprima ricordato la figura politica di Magagnato.

Iscritto al partito Repubblicano, un piccolo, ma importante partito laico di grande impatto morale ed intellettuale scomparso da molti anni, auspicò con altri iscritti, ma con scarso successo, la possibilità di un connubio tra socialismo e liberalismo.

Fornito quindi di una solida base di rettitudine e di serietà morale, iniziò la sua professione indirizzata alla gestione e alla direzione museale, concependola come una realtà che doveva soddisfare a tre capisaldi :

  • il ruolo ed il valore sociale del museo.
  • il rigore del mestiere e la sua artigianalità, conciliando la gestione e la valorizzazione del museo con l’attività di ricerca.
  • controllo critico e ironia, riscattando le difficoltà con lievità.

Vicentino di nascita, si interessò fin dagli anni universitari del Palladio e si laureò a Padova, avendo come relatore della tesi Sergio Bettini e della specializzazione Giuseppe Fiocco.

Una ricerca ed una passione culturale che lo accompagnò tutta la vita fu lo studio del Teatro Olimpico di Vicenza per il quale scrisse più di un lavoro all’inizio e al termine della sua carriera di studioso. Partecipò con altri colleghi veneti anche alla stesura di una fondamentale guida artistica di Vicenza, divenuta un classico del suo genere.

Nelle diverse città padane dove operò prima di stabilirsi a Verona, rimangono tracce del suo desiderio di aprire i musei locali alla città, creando una benefica osmosi tra la vecchia cultura accademica per pochi e il desiderio di molti di apprendere e capire il “bello” delle opere esposte nei musei.

Il primo museo da lui diretto fu quello di Bassano del Grappa, dove lasciò un segno tangibile attraverso il riordino e la valorizzazione del vastissimo patrimonio pittorico di Iacopo Bassano, dei suoi figli e della sua scuola, dei disegni, a cominciare da quelli di Antonio Canova e delle stampe dei Remondini.

Ma inizia anche un intenso intreccio di collegamenti con illustri docenti e studiosi dell’epoca (Ragghianti, Pallucchini, lo stesso suo relatore Fiocco) partecipando attivamente alla realizzazione di iniziative di restauro, studio ed esposizione che facevano leva sul patrimonio locale. Il giovane direttore del museo di Bassano si muove con perizia e disinvoltura tra le grandi Istituzioni d’arte venete, creando i presupposti per una loro ulteriore valorizzazione; come in effetti avvenne negli anni a venire.

Arrivato alla direzione di Castelvecchio, come primo intervento fece spostare direzione e uffici del museo dalla Torre San Zeno al sito accanto alle prime sale espositive, dove si trovano ancor oggi.

Un atto di buon senso e di avvicinamento agli ospiti visitatori.

È di quel periodo una prima valorizzazione del museo con l’acquisto da lui promosso e sollecitato di una importantissima opera del Tintoretto, tuttora esposta e di due belle e famose cere di Medardo Rosso, destinate alla Galleria d’Arte moderna di Verona.

Ma una volta ben avviata la sua direzione al museo fece pressione sulle autorità per dare una veste di moderna attualità al Museo, ribadendo il pensiero dell’allora direttore del museo del Castello Sforzescoa Milano Costantino Baroni, per il quale il museo moderno non doveva più essere una identità elitaria, ma “popolare e parlante”.

E finalmente, su un coacervo di ambientazioni pseudo antiche, tendenti a creare una presentazione teatrale delle opere esposte, il continuo dialogo e confronto tra Licisco Magagnato e Carlo Scarpa, coadiuvati da valenti ed appassionati collaboratori, dà vita ad un impianto espositivo ammirato ancor oggi, a oltre mezzo secolo dalla sua realizzazione (1964), come una vera opera d’arte architettonica a se stante.

Una struttura che esalta e nel contempo vivifica la visione delle opere antiche esposte.

Il museo, inteso come un microcosmo autonomo, viene completato da strutture integrative fondamentali quali una biblioteca specializzata, un gabinetto fotografico, un laboratorio di restauro.

Licisco Magagnato, conscio dell’importanza del lavoro di ristrutturazione fatto con Carlo Scarpa, si preoccupa di raccogliere e conservare tutti i disegni dell’architetto e dei suoi collaboratori; ed oggi Alba Di Lieto, già allora giovanissima collaboratrice del gruppo, ne è il conservatore.

L’eco del lavoro di Scarpa e Magagnato è immediato, ed altri cercano di seguire lo stesso indirizzo restaurativi, anche se in opere meno grandiose di Castelvecchio.

Magagnato è l’esempio di manager moderno che confronta in continuità il suo lavoro, le sue idee con quelle di altri studiosi italiani ed esteri, per trarre dai confronti il meglio su cui operare.

Ma oltre all’opera più significativa, tutto il sistema museale veronese viene da lui rivisitato e reso fruibile alle mutate esigenze dei visitatori.

Nasce nel 1973 il Museo degli Affreschi, omaggio alla Verona di un tempo, la celebre Urbs picta. E sotto la sua direzione prendono nuova vita, grazie a valenti collaboratori scelti tra i migliori studiosi del settore, il Museo archeologico ed il Lapidario maffeiano (1982).
Licisco Magagnato ebbe l’indiscutibile merito di anteporre ad ogni iniziativa di miglioramento e di ristrutturazione dei musei veronesi un controllo critico e scientifico.

Ma il prof. Magagnato non fu solo direttore. Si attivò sempre per vitalizzare e rendere effervescente la cultura veronese di quegli anni, aprendola, fra l’altro, ad una corrente di turismo culturale molto importante, attraverso la realizzazione di numerosissime mostre ed eventi culturali temporanei che ebbero sede sia nei musei comunali che in altre sedi cittadine con disponibilità di ampi spazi espositivi.
L’elenco completo di queste manifestazioni è impressionante e spazia dalle arti primitive alle arti applicate; dall’arte popolare alle tecniche artistiche, su su fino a mostre che andavano a valorizzare nuovi artisti o che consacravano grandi pittori e scultori stranieri, ma anche italiani del ‘900, forse fino ad allora ancora non sufficientemente conosciuti.

Sono eventi che lasciano un’eco profonda, ed ancora oggi i critici li ricordano nei loro scritti come tappe fondamentali per una più compiuta conoscenza di tanti artisti e per far luce sui momenti chiave della storia dell’arte sia in Italia e che nel mondo.

Si può ben affermare che sotto la cortese, ma decisa spinta propulsiva impressa da Licisco Magagnato ad ogni evento artistico da lui pensato e realizzato, Verona fu promossa al rango di una vera “città d’arte”, qualifica fino ad allora assegnata a Venezia ed a pochissime altre città italiane.

Nel 1967 Magagnato diventa il primo docente in Storia dell’Arte della giovanissima Università di Verona, a conferma della vasta e profonda conoscenza conseguita attraverso lo studio e l’applicazione pratica sul campo.
A riprova di ciò va ricordato che fu uno dei fautori, ma anche docente dei corsi serali di Educazione artistica in Verona. Uno dei rari politici che seppe mettere in pratica gli ideali per i quali si era battuto, collaudandoli di persona.

Tra le tante cose che avrebbe voluto fare, ma rimasero solo in bozza, ricordiamo una Rivista per il Museo, il Catalogo Generale delle opere di Castelvecchio e l’Associazione degli Amici dei Musei.
Progetti che i suoi successori hanno portato a compimento nel suo ricordo.

Su Licisco Magagnato si potrebbero consumare fiumi di inchiostro, tanti e fondamentali furono i problemi da lui affrontati e portati a termine nella conduzione del Museo di Castelvecchio e nelle molte altre iniziative culturali e artistiche.

Ma il suo pensiero può venir sintetizzato da una frase da lui stesso pronunciata: «Ciò che distingue il carattere di certi musei “minori” italiani non è nella quantità delle opere e delle collezioni di cui essi sono costituiti, ma il loro rapporto con la città in cui hanno sede».

Una frase che potrebbe essere adottata come griffe dagli Amici dei Musei di Verona, a cui ci onoriamo di appartenere.

 

Giuseppe Perotti

 

P.S. L’autore di questa nota si domanda come a distanza di trent’anni dalla morte di un italiano così importante, che ha onorato Verona con opere ed atti tra i più belli e significativi del XX secolo, le Amministrazioni Comunali succedutesi negli anni non abbiano pensato di dedicargli una via, una piazza, un vicolo cieco, o almeno quel ritaglio di piazzetta acciottolata sul lato destro dell’ingresso del Teatro Romano, con un solo numero civico, proprio quello che dava ingresso dal giardino alla antica palazzina ove abitava… Licisco Magagnato con la sua famiglia.
Potrebbe l’attuale Amministrazione Comunale, di recentissimo insediamento, prendere in esame la richiesta e se nulla osta magari approvarla e darne attuazione? Grazie.


Aspettiamo i ‘nostri’ dipinti

Carissimi Soci,

vorrei condividere con tutti voi la gioia della notizia dell’arresto dei banditi della tremenda rapina a Castelvecchio.

Il sollievo e la felicità sono grandi ma più grande ora è l’attesa del recupero e del ‘ritorno a casa’ dei nostri dipinti. Il lavoro degli inquirenti, delle forze dell’ordine, dei Carabinieri del nucleo Tutela dei Beni Culturali è stato esemplare e questo ci fa guardare con ottimismo e convinzione a una soluzione positiva.

Come Amici dei Musei avevamo pronta un’iniziativa per tenere viva, attraverso l’affissione di manifesti, l’attenzione della città sulle opere rapinate ma abbiamo preferito attenerci alla “consegna” del silenzio suggeritaci dall’Amministrazione per non interferire nelle indagini in momenti così delicati.

Un caro saluto pieno di fiducia
Isa di Canossa