"Arte e vino" alla Gran Guardia: una stupenda mostra che meriterebbe maggior interesse da parte del pubblico

Nella gloriosa storia delle Mostre d’Arte italiane l’anno 1951 segna lo spartiacque tra due ere molto diverse tra loro.

Tutte le manifestazioni precedenti erano state ideate e realizzate per un relativamente ristretto pubblico di appassionati ed intenditori.
Persone disposte anche a lunghi spostamenti in treno o in nave per soddisfare il piacere personale della scoperta e del confronto di opere d’arte che normalmente si trovavano presso musei lontani od erano gelosamente custodite in collezioni private.

Nel 1951 arrivò la Mostra del Caravaggio al Palazzo  Reale di Milano e tutto non fu più come prima.

Pochi giorni dopo l’apertura della mostra ideata dal grande Roberto Longhi il passaparola dei primi visitatori contagiò i milanesi di qualunque strato sociale e rapidamente una folla sempre più numerosa si accalcò ad ammirare quadri che, visti per la prima volta da vicino e ben illuminati, facevano scoprire epidermicamente la forza dirompente del grande artista lombardo.

Un ricordo personale ed emblematico: una domenica pomeriggio mentre ero in visita con mio padre alla mostra, la folla di visitatori, pur se disciplinata, si accalcò pericolosamente attorno ai quadri ( allora ancora non esistevano i sistemi di allarme sonori oggi di uso generalizzato). Il sovrintendente Gian Alberto Dell’Acqua, deus ex machina della manifestazione, e molto spesso presente in mostra, si consultò con gli assistenti, suggerendo di sospendere a titolo precauzionale l’ingresso del pubblico per una mezz’ora!

Da allora  le grandi Manifestazioni d’Arte hanno subito una profonda evoluzione.
Pur continuando a rivolgersi a strati sempre più ampi di pubblico, incrementando di conseguenza la missione educativa insita in ogni espressione culturale, alcune manifestazioni nascono da una precisa esigenza scientifica, allo scopo di raccogliere e mostrare opere di uno o più Maestri per catalizzare l’interesse degli studiosi ed approfondire attraverso la comparazione diretta temi ancora in discussione. Altre manifestazioni sono invece appannaggio di veri professionisti nella esaltazione di determinate opere d’arte, attraverso ben rodate strutture commerciali nelle quali il battage pubblicitario è la cifra primaria.
Il ritorno economico resta ovviamente il fine ultimo di questo tipo di  mostre.

Generalmente tali manifestazioni sono riconoscibili per la interessata insistenza nel pescare tra i sempreverdi Impressionisti francesi, i sicuri Vincent Van Googh o Pablo Picasso, oppure fanno leva su mostre monografiche. Le accorte tecniche pubblicitarie si concentrano assai spesso su una singola opera, o addirittura su un particolare  secondario inserito nell’opera: il successo di cassetta è assicurato.
Da questo punto di vista Verona è rimasta ancora una città fortunata.
La presenza di validi studiosi e dirigenti di famosi musei, e la sua naturale vocazione ad essere una primaria meta turistica d’Italia, fanno sì che la città sia sempre riuscita negli anni ad organizzare mostre di elevato interesse scientifico, ma anche di grande partecipazione popolare.

La mostra “Arte e Vino”, aperta alla Gran Guardia dall’11 aprile scorso al prossimo 16 agosto, rientra a pieno titolo tra le grandi mostre di interesse propedeutico, ma nel contempo assai godibile per la bellezza e la presa immediata delle opere di famosi artisti italiani ed europei che dal Cinquecento al Novecento hanno dedicato la loro attenzione a produrre capolavori dove la vite ed il vino sono evocati come simboli religiosi e profani caratteristici della Civiltà europea e delle sue molte Culture.

Dall’Antico Testamento ai giorni nostri, ma anche nella mitologia greca, l’albero della vite evoca la continuità della vita nel tempo, mentre il vino è tema dominante nella liturgia cristiana. È naturale quindi che i testimoni di ogni epoca, gli artisti appunto, abbiano dedicato ampio spazio alle loro rappresentazioni.

In tempi più recenti grandi artisti hanno rivolto la loro attenzione al momento operoso della raccolta delle uve e della loro trasformazione, fino a riprodurre con raffinata arte e poesia l’allegro utilizzo del prodotto finale.
Ricordo solo alcuni degli autori più famosi con opere in mostra per comprendere la sua eccezionalità: Tiziano, Rubens, Lorenzo Lotto, Annibale Carracci, Luca Giordano,  Sebastiano Ricci, Gianbattista Tiepolo, Pietro Longhi, fino ai più recenti Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Domenico Inganni, Filippo de Pisis, Fortunato Depero, Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Pablo Picasso e molti altri ancora.

I due raffinati curatori, Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, hanno voluto integrare l’esposizione delle pitture con artistici oggetti in vetro, argento, rame, marmo e maiolica di rara e squisita fattura, alcuni dei quali sono rappresentati nelle pitture esposte.

Una mostra bella e godibile anche per la facilità di comprendere e gustare i soggetti e le scene rappresentate.

Nonostante queste suggestive premesse la mostra fa fatica a decollare e le presenze  giornaliere di pubblico non sono in linea con l’importanza dell’esposizione. Non mi sembra che ci sia alcunché da imputare agli organizzatori, tenendo ben conto che al giorni d’oggi i budget per queste attività sono molto ridotti rispetto a tempi neppure troppo lontani.

Mi sia però permessa una piccola osservazione: il titolo della mostra: “Arte e Vino” mi sembra un po’ troppo elementare e passibile di essere mal compreso dal possibile visitatore. Dico questo anche perché, curioso come in genere sono, nel corso di una mia visita alla mostra ho chiesto a chi opera in loco se fosse possibile dare una classificazione ai visitatori in base alle loro aspettative. È così risultato che alcuni pensavano che la mostra fosse una appendice ad alto livello artistico di un’altra manifestazione commerciale tipo Vinitaly; e che accanto alle opere fossero esposte bottiglie delle più prestigiose case vinicole veronesi.

Per contro altri visitatori sono rimasti positivamente sorpresi dalla concentrazione in un’unica mostra di opere di così famosi pittori provenienti dalle più celebri Gallerie mondiali come l’Hermitage, il Louvre, la Galleria dell’Accademia, Ca’ Pesaro, ed anche da esclusive ed inavvicinabili collezioni private.

Pensando ai messaggi subliminali che l’odierna scienza delle comunicazioni  può suggerire, un titolo un pochino più accattivante avrebbe potuto stuzzicare maggiormente la curiosità dei potenziali visitatori.
Credo invece che coloro che a livello globale coordinano tutte le attività turistico- culturali della città (spero proprio che Verona, come quarta città turistica italiana, abbia in funzione una Sala di regia di questo tipo), coordinino in maniera più  razionale e logica la grande quantità di eventi che interessano la città, e in particolare la Bra.

Vi descrivo ora che cosa ho osservato attraversando in diagonale la piazza mentre tornavo a visitare la Mostra alcuni giorni or sono:

  • Sotto l’Ala dell’Arena mi sono imbattuto in una folla variopinta e festante di qualche migliaio di persone, frammiste a centurioni e gladiatori, che attendeva l’apertura degli arcovoli per assistere all’esibizione canora di Romina e Albano.
  • Nello spazio tra il palazzo degli Honorj e il monumento a Vittorio Emanuele II tre giovani suonavano su un palchetto musica metal-rock amplificata ad almeno 105 dB.
  • Sulla gradinata esterna della Gran Guardia, frammisti a decine di turisti esausti, stazionava un folto gruppo di giovani che attendeva in allegria  una festa di fine anno scolastico di un liceo veronese che si sarebbe svolta sotto il portico della Gran Guardia di lì a poco.
  • Sulle pareti ai lati del fornice centrale della Gran Guardia penzolavano due striscioni di tela con scritto in verticale “Arte e vino” ed a caratteri più piccoli le annotazioni logistiche per raggiungere la mostra.

Quattro momenti diversi tra loro,che hanno comunque ognuno diritto ad esistere.

Ma chi di dovere dovrà in futuro fare in modo che sovrapposizioni di questo tipo non abbiano più a ripetersi. Unitamente ad una preparazione logistica e pubblicitaria più incisiva e adeguata, mi auguro vivamente che i prossimi viaggi a Verona di Rubens, di Guido Reni e dei loro compagni d’arte, abbiano un riscontro ed un successo di pubblico pari a quello espresso dai critici d’arte per l’attuale Mostra, che è molto alto e  lusinghiero.

 

Giuseppe  Perotti


Presentazione della mostra “Arte e Vino”

Martedì 12 maggio, alle ore 17.30, in Sala Boggian organizzeremo una presentazione della mostra Arte e Vino, che è stata inaugurata lo scorso 11 aprile al Palazzo della Gran Guardia e che rimarrà aperta fino al prossimo 16 agosto.

Della mostra, promossa dal Comune di Verona con la Provincia Autonoma di Trento, Veronafiere, il Museo Statale Ermitage e il Martci parlerà Maurizio Cecconi, AD di Villaggio Globale International, che presenterà un progetto espositivo di grande suggestione, che presenta operedal Cinquecento al Novecento e accende nuova luce su un tema, il vino, la cui storia antichissima abbraccia le grandi civiltà del passato, ha radici profonde nella tradizione italiana e ha ispirato – nelle diverse epoche – il genio di grandi artisti.

La presentazione, oltre a illustrare i contenuti scientifici della mostra, porrà l’accento anche sui retroscena del lavoro curatoriale e organizzativo di un progetto espositivo di livello internazionale: oltre 2 anni di preparazione, 184 opere esposte, più di 90 prestatori, 51 studiosi coinvolti e capolavori dei grandi maestri della storia dell’arte tra cui: Lotto, Tiziano, Reni, Giordano, Carracci, ma anche Rubens, de Ribera, Poussin, Jordaens; e poi Carpioni, Longhi, i Bassano, Ricci, Tiepolo, van Honthorst e, via via fino a Morbelli, Nomellini, Inganni, De Pisis, Depero, Morandi, Guttuso e Picasso.

La presentazione, aperta a tutti gli interessati, è a ingresso libero fino ad esaurimento posti.