Una delle sale della mostra

Gita a Firenze - 29 aprile 2022

Tornano le gite degli Amici dei Civici Musei di Verona!

Venerdì 29 aprile ci recheremo a Firenze per una giornata dedicata all'arte.

In mattinata visiteremo la mostra “Donatello, il Rinascimento, che mira a ricostruire lo straordinario percorso di uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana, a confronto con capolavori di artisti come Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo.

Curata da Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, la mostra è distribuita su due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello. Saremo accompagnati dal Professor Aldo Galli, Professore Ordinario di Storia dell’Arte dell’Università di Trento e dalla Dottoressa Cecilia Martelli, Storica dell’Arte.

Nel pomeriggio avremo invece la speciale possibilità di visitare Palazzo Gerini, grazie all’ospitalità dei Marchesi Pietro Paolo e Inge Cavalletti.

Per informazioni e prenotazioni potete contattare la nostra segreteria.


Mantovarchitettura al Museo di Castelvecchio

Sabato 9 maggio, alle ore 10.30, nella Sala Boggian del Museo di Castelvecchio avrà luogo la conferenza

«Scarpa, Albini, BBPR: il futuro dei musei della ricostruzione»

curata da Filippo Bricolo, architetto e professore presso il Politecnico di Milano, nell’ambito della manifestazione Mantovarchitettura, un programma di mostre, lezioni, seminari e convegni organizzato dal Polo di Mantova del Politecnico di Milano nell’ambito del progetto scientifico della Cattedra Unesco “Architecture Preservation and Planning in World Heritage Cities“.

Il recente spostamento della Pietà Rondanini di Michelangelo dalla storica sistemazione dei BBPR della sala degli Scarlioni nel Castello Sforzesco di Milano, offre lo spunto per aprire una profonda riflessione sulla tematica della conservazione degli allestimenti realizzati durante una grande stagione della museografia italiana.

La giornata di studi, ponendo a confronto quanto accaduto all’interno di tre delle più significative realizzazioni museografiche del secondo dopoguerra, si interroga sul futuro dei musei della ricostruzione.

I calibrati interventi di conservazione e i puntuali ampliamenti del Museo di Castelvecchio di Verona realizzati dopo la morte di Carlo Scarpa, il restauro del Museo del Tesoro di Franco Albini nella cattedrale di San Lorenzo a Genova e la complessa ed emblematica vicenda legata all’allestimento dei Musei del Castello Sforzesco di Milano realizzato dai BBPR, diventano un punto di partenza per un confronto sulla possibilità di coniugare le giuste esigenze di adeguamento funzionale dei musei realizzati negli anni ‘50-’60, con la conservazione delle più significative testimonianze superstiti della museografia italiana.

Il convegno è organizzato in collaborazione tra il Comune di Verona / Cultura / Musei d’Arte Monumenti, il Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova e l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Verona.

L’aperitivo sarà offerto dalla Cantina Gorgo, Custoza, Verona.

Qui il programma completo di Mantovarchitettura.


Michelangelo architetto: la Basilica vaticana

Sono andata alla Gran Guardia a sentire il prof. Vitale Zanchettin, che ha tenuto una conferenza su Michelangelo architetto: la Basilica Vaticana”.
Pensavo di ascoltare una lezione sullo stile e sulla costruzione della Basilica di San Pietro e sulle scelte architettoniche adottate per la costruzione.
Il professore ha invece allargato il discorso anche ad avvenimenti di carattere politico e religioso, legati alla costruzione della basilica, ma che hanno rivoluzionato tutta la Cristianità.

Già dalla metà del Quattrocento i papi avevano stabilito di costruire una grande chiesa, la più vasta della Cristianità, nel luogo dove era stato sepolto San Pietro, e che era già indicato dalla antichissima basilica fatta costruire dall’imperatore Costantino.
Si può dire che nei primi cinquant’anni di attività furono presentati vari progetti che tendevano a conservare almeno in parte la vecchia basilica, ampliandola e aggiungendo nell’abside un grande coro.
Con il nuovo secolo, il Cinquecento, il papa Giulio II diede l’incarico all’architetto Bramante di progettare una nuova grandissima chiesa a croce greca, cioè con le quattro navate della stessa lunghezza e unite al centro da uno spazio sormontato da una immensa cupola.
Lo stile doveva essere quello più in voga al momento, cioè lo stile Rinascimentale.
Vennero fatti diversi progetti, ma intanto venne abbattuta quasi completamente la vecchia basilica di Costantino.
I lavori iniziarono e proseguirono molto lentamente, ed anche per le gigantesche dimensioni dell’opera i costi divennero presto proibitivi.
Il papa Giulio II pensò allora di raccogliere denaro concedendo ai fedeli di tutto il mondo cristiano, a pagamento, le indulgenze, cioè la possibilità di cancellare i propri peccati, evitando di mandare dopo morti l’anima all’Inferno o di farle passare, nell’ipotesi più favorevole, un lunghissimo periodo in Purgatorio.
Fu la scintilla che fece scattare la ribellione contro il papato del monaco tedesco Martin Lutero; e anche da questa gravissima pratica poco religiosa nascerà il motivo di distacco dalla Chiesa Cattolica di quella che verrà poi chiamata Chiesa Cristiana Protestante.
Per quarant’anni il cantiere della basilica andò avanti sempre più lentamente, anche a causa di devastanti guerre e terribili carestie.
Tra i responsabili dei lavori in questo periodo ci furono Raffaello e l’architetto Antonio da Sangallo il giovane.
Nel 1546 il papa Paolo III affidò i lavori a Michelangelo Buonarroti, già celebre anche in Roma per le opere di scultura e per quella meraviglia assoluta che è la Cappella Sistina, da lui affrescata in due periodi diversi, dapprima sulla volta, e poi, sulla parete di fondo il Giudizio Universale.
Nella direzione dell’immenso cantiere di San Pietro Michelangelo dimostrò di essere superiore a tutti coloro che lo avevano preceduto.
Come grandissimo scultore aveva dimostrato più volte di essere capace di prendere un blocco di marmo e, a furia di colpi di martello e di scalpello, trasformarlo in un’opera d’arte unica per la sua bellezza.
Ma anche come direttore dei lavori di San Pietro fu in grado di progettare, calcolare, disegnare e soprattutto controllare che le centinaia di capomastri, operai, falegnami e scalpellini lavorassero nel modo più preciso, come lui avrebbe fatto al posto loro.
Oggi, dopo quasi cinquecento anni, guardando le parti di basilica costruite sotto la sua direzione, e cioè tutta la parte dell’abside e delle due navate laterali fino alla struttura circolare posta tra i quaranta e i cinquanta metri da terra, la tribuna, formata da pareti di marmo spesse fino ad otto metri e da immense colonne, non si vede una pietra fuori posto: è una opera perfetta !
Alla sua morte nel 1564 altri importanti architetti presero in mano il cantiere e poco alla volta completarono quella che è ritenuta una delle meraviglie del mondo, costruendo sopra la tribuna anche il famoso Cupolone progettato da Michelangelo.
Fra i molti celebri architetti che in duecento anni lavorarono in San Pietro, quello che più emerge per capacità e valore è Michelangelo Buonarroti.

Allegra Ambrosi