Conversazioni fra amici

A causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria in corso, ancora per un po’ sarà impossibile organizzare visite, gite e altri appuntamenti culturali in presenza. L’attenzione degli Amici dei Musei Civici di Verona per il mondo dei musei e delle arti, però, resta la stessa di sempre, e per questo l’associazione ha deciso di dare il suo contributo alla ripresa della vita culturale cittadina offrendo ai propri associati e a tutti gli coloro che ne siano interessati un ciclo di incontri online animati dai membri del Consiglio Direttivo.

Durante le “Conversazioni tra amici“, dirette a cadenza quindicinale in programma per il martedì alle 18.30, sarà possibile approfondire questioni e temi di attualità del mondo dell’arte, dell’architettura, dei musei e del patrimonio in generale, grazie a chiacchierate di mezzora con le quali sarà possibile interagire in diretta.

Ad aprire questo calendario, destinato ad ampliarsi qualora le restrizioni dovessero estendersi anche al mese di aprile, sarà Paola Marini, già direttrice del Museo di Castelvecchio e delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che dal suo osservatorio privilegiato di Presidente del Comitati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia racconterà la condizione dei musei italiani e internazionali ai tempi del covid, fra nuove sfide connesse alla digitalizzazione e preparativi per la riapertura.

Sarà poi il turno di Giulia Adami, giovane storica dell’arte specializzata in Storia del Restauro, che esplorerà le potenzialità ancora inespresse della nostra città come museo a cielo aperto alla luce dei recenti interventi di restauro eseguiti su alcuni palazzi storici. A seguire, Alberto Vignolo, architetto e direttore di Architetti Verona, ci accompagnerà alla scoperta di H Farm Campus, polo innovativo alle porte della laguna di Venezia, oggetto di un intervento di recupero all’interno del quale balza agli occhi la biblioteca progettata da Richard Rogers. Infine, Pietro Trincanato, storico e coordinatore del Gruppo Giovani dell’associazione, dedicherà la sua chiacchierata al rapporto tra Dante e Verona nell’Ottocento, per collegarsi alle celebrazioni del 700 anniversario della morte del Poeta.

Gli incontri, gratuiti e accessibili senza bisogno di registrazione o credenziali, saranno disponibili sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del Gruppo Giovani degli Amici dei Musei Civici.


Saluto della presidente uscente

Carissimi Amici e carissime Amiche,

un saluto pieno di affetto a tutti gli Amici dei Civici Musei d’Arte di Verona.

I sei anni della mia presidenza sono “volati”: mi sembra ieri che sono subentrata a Giuseppe Mannicon non celata preoccupazione nel ricoprire un ruolo che prima di me aveva visto impegnati grandi imprenditori. Ho cercato di seguire il percorso da loro così ben tracciato premurandomi di sostenere e di mandare avanti le iniziative e le attività che hanno fatto della nostra Associazione una importante realtà culturale cittadina. Fare l’elenco dei progetti in favore dei musei, delle collaborazioni, del sostegno alle mostre e alla didattica, dei contributi, delle donazioni, dei viaggi, delle visite di istruzione, delle iniziative del gruppo giovani, del volontariato per le guardanie, sarebbe troppo lungo e non in sintonia con la mia sinteticità, ma volevo ricordare per ogni anno quello che più mi è rimasto nel cuore.

La grande mostra di Paolo Veronese con il viaggio introduttivo a Londra nel 2014.

Nel 2015 la commozione nel ricordare Caterina Gemma Brenzoni con la dedica del restauro del paliotto dei Sette Santi del Museo di Castelvecchio e poi l’angoscia e lo smarrimento per la terribile rapina al museo – a solo un giorno di distanza dal nostro festeggiamento a Paola Marini per la nuova carica veneziana.

Finalmente la notizia del ritrovamento! La gioia, la fine dell’ansia e dell’incertezza nel corso del 2016.

Nel 2017 il Congresso Mondiale degli Amici dei Musei insieme agli Amici di Mantova. Una organizzazione non facile, ma che è stata ripagata dal successo dell’evento che ha visto la partecipazione di tante personalità delle realtà museali e culturali di tutto il mondo.

Nel corso degli ultimi mesi la presentazione dell’importantissimo progetto del Restauro della Torre del Mastio, ideato e eseguito da un gruppo di lavoro condotto da Maurizio Cossato.

Ringrazio infinitamente la Direzione dei Musei Civici, in particolar modo Margherita Bolla, per la continua disponibilità e le tante fruttuose iniziative congiunte e tutto il Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori dei Conti per la professionalità, l’entusiasmo e il senso di amicizia che hanno caratterizzato il nostro impegno comune.

Un augurio grandissimo al nuovo presidente Francesco Monicelli, amico da sempre e tra i fondatori della nostra Associazione, e un carissimo abbraccio a tutti gli Amici!

 

Isa


Licisco Magagnato, un rivoluzionario mite. L’opinione di Giuseppe Perotti

Quando un personaggio illustre lascia questa Terra, i principali quotidiani pubblicano prontamente un articolo elogiativo sul defunto; elogio già predisposto e sempre diligentemente aggiornato dai giovani di redazione , che nel gergo tipografico va sotto il nome un po’ ironico di “coccodrillo”.

Ma a trent’anni dalla scomparsa quale ricordo rimane del personaggio?

Ebbene, assistendo il 17 ottobre alla commemorazione di un grande che ha operato per molti anni in Verona nel campo museale e scomparso nel 1987, la commozione di chi lo ha conosciuto personalmente, e l’interesse culturale di chi, come il sottoscritto, non ha avuto questo privilegio, hanno prevalso su ogni altra espressione dell’animo.

Paola Marini ricordando la luminosa figura di Licisco Magagnato, suo predecessore alla Direzione dei Musei civici veronesi, ma “Uomo dell’Arte” a tutto tondo, ha fatto rivivere con grande efficacia le grandi doti dello studioso.

Un uomo che pur facendo leva su un carattere mite e pacato riuscì fra l’altro a realizzare in Verona, e non solo, una epocale trasformazione ed uno svecchiamento di tutto ciò che ruotava attorno alle arti figurative ed alla loro fruizione museale.

Trasformò infatti datate strutture, come il Museo di Castelvecchio, da contenitore di opere d’arte ad una vera opera d’arte architettonica a se stante, grazie anche al sodalizio culturale e scientifico contratto con il grande architetto Carlo Scarpa e con i collaboratori della sua Scuola.

Per capire l’uomo di “alta cultura” Licisco Magagnato la relatrice ha dapprima ricordato la figura politica di Magagnato.

Iscritto al partito Repubblicano, un piccolo, ma importante partito laico di grande impatto morale ed intellettuale scomparso da molti anni, auspicò con altri iscritti, ma con scarso successo, la possibilità di un connubio tra socialismo e liberalismo.

Fornito quindi di una solida base di rettitudine e di serietà morale, iniziò la sua professione indirizzata alla gestione e alla direzione museale, concependola come una realtà che doveva soddisfare a tre capisaldi :

  • il ruolo ed il valore sociale del museo.
  • il rigore del mestiere e la sua artigianalità, conciliando la gestione e la valorizzazione del museo con l’attività di ricerca.
  • controllo critico e ironia, riscattando le difficoltà con lievità.

Vicentino di nascita, si interessò fin dagli anni universitari del Palladio e si laureò a Padova, avendo come relatore della tesi Sergio Bettini e della specializzazione Giuseppe Fiocco.

Una ricerca ed una passione culturale che lo accompagnò tutta la vita fu lo studio del Teatro Olimpico di Vicenza per il quale scrisse più di un lavoro all’inizio e al termine della sua carriera di studioso. Partecipò con altri colleghi veneti anche alla stesura di una fondamentale guida artistica di Vicenza, divenuta un classico del suo genere.

Nelle diverse città padane dove operò prima di stabilirsi a Verona, rimangono tracce del suo desiderio di aprire i musei locali alla città, creando una benefica osmosi tra la vecchia cultura accademica per pochi e il desiderio di molti di apprendere e capire il “bello” delle opere esposte nei musei.

Il primo museo da lui diretto fu quello di Bassano del Grappa, dove lasciò un segno tangibile attraverso il riordino e la valorizzazione del vastissimo patrimonio pittorico di Iacopo Bassano, dei suoi figli e della sua scuola, dei disegni, a cominciare da quelli di Antonio Canova e delle stampe dei Remondini.

Ma inizia anche un intenso intreccio di collegamenti con illustri docenti e studiosi dell’epoca (Ragghianti, Pallucchini, lo stesso suo relatore Fiocco) partecipando attivamente alla realizzazione di iniziative di restauro, studio ed esposizione che facevano leva sul patrimonio locale. Il giovane direttore del museo di Bassano si muove con perizia e disinvoltura tra le grandi Istituzioni d’arte venete, creando i presupposti per una loro ulteriore valorizzazione; come in effetti avvenne negli anni a venire.

Arrivato alla direzione di Castelvecchio, come primo intervento fece spostare direzione e uffici del museo dalla Torre San Zeno al sito accanto alle prime sale espositive, dove si trovano ancor oggi.

Un atto di buon senso e di avvicinamento agli ospiti visitatori.

È di quel periodo una prima valorizzazione del museo con l’acquisto da lui promosso e sollecitato di una importantissima opera del Tintoretto, tuttora esposta e di due belle e famose cere di Medardo Rosso, destinate alla Galleria d’Arte moderna di Verona.

Ma una volta ben avviata la sua direzione al museo fece pressione sulle autorità per dare una veste di moderna attualità al Museo, ribadendo il pensiero dell’allora direttore del museo del Castello Sforzescoa Milano Costantino Baroni, per il quale il museo moderno non doveva più essere una identità elitaria, ma “popolare e parlante”.

E finalmente, su un coacervo di ambientazioni pseudo antiche, tendenti a creare una presentazione teatrale delle opere esposte, il continuo dialogo e confronto tra Licisco Magagnato e Carlo Scarpa, coadiuvati da valenti ed appassionati collaboratori, dà vita ad un impianto espositivo ammirato ancor oggi, a oltre mezzo secolo dalla sua realizzazione (1964), come una vera opera d’arte architettonica a se stante.

Una struttura che esalta e nel contempo vivifica la visione delle opere antiche esposte.

Il museo, inteso come un microcosmo autonomo, viene completato da strutture integrative fondamentali quali una biblioteca specializzata, un gabinetto fotografico, un laboratorio di restauro.

Licisco Magagnato, conscio dell’importanza del lavoro di ristrutturazione fatto con Carlo Scarpa, si preoccupa di raccogliere e conservare tutti i disegni dell’architetto e dei suoi collaboratori; ed oggi Alba Di Lieto, già allora giovanissima collaboratrice del gruppo, ne è il conservatore.

L’eco del lavoro di Scarpa e Magagnato è immediato, ed altri cercano di seguire lo stesso indirizzo restaurativi, anche se in opere meno grandiose di Castelvecchio.

Magagnato è l’esempio di manager moderno che confronta in continuità il suo lavoro, le sue idee con quelle di altri studiosi italiani ed esteri, per trarre dai confronti il meglio su cui operare.

Ma oltre all’opera più significativa, tutto il sistema museale veronese viene da lui rivisitato e reso fruibile alle mutate esigenze dei visitatori.

Nasce nel 1973 il Museo degli Affreschi, omaggio alla Verona di un tempo, la celebre Urbs picta. E sotto la sua direzione prendono nuova vita, grazie a valenti collaboratori scelti tra i migliori studiosi del settore, il Museo archeologico ed il Lapidario maffeiano (1982).
Licisco Magagnato ebbe l’indiscutibile merito di anteporre ad ogni iniziativa di miglioramento e di ristrutturazione dei musei veronesi un controllo critico e scientifico.

Ma il prof. Magagnato non fu solo direttore. Si attivò sempre per vitalizzare e rendere effervescente la cultura veronese di quegli anni, aprendola, fra l’altro, ad una corrente di turismo culturale molto importante, attraverso la realizzazione di numerosissime mostre ed eventi culturali temporanei che ebbero sede sia nei musei comunali che in altre sedi cittadine con disponibilità di ampi spazi espositivi.
L’elenco completo di queste manifestazioni è impressionante e spazia dalle arti primitive alle arti applicate; dall’arte popolare alle tecniche artistiche, su su fino a mostre che andavano a valorizzare nuovi artisti o che consacravano grandi pittori e scultori stranieri, ma anche italiani del ‘900, forse fino ad allora ancora non sufficientemente conosciuti.

Sono eventi che lasciano un’eco profonda, ed ancora oggi i critici li ricordano nei loro scritti come tappe fondamentali per una più compiuta conoscenza di tanti artisti e per far luce sui momenti chiave della storia dell’arte sia in Italia e che nel mondo.

Si può ben affermare che sotto la cortese, ma decisa spinta propulsiva impressa da Licisco Magagnato ad ogni evento artistico da lui pensato e realizzato, Verona fu promossa al rango di una vera “città d’arte”, qualifica fino ad allora assegnata a Venezia ed a pochissime altre città italiane.

Nel 1967 Magagnato diventa il primo docente in Storia dell’Arte della giovanissima Università di Verona, a conferma della vasta e profonda conoscenza conseguita attraverso lo studio e l’applicazione pratica sul campo.
A riprova di ciò va ricordato che fu uno dei fautori, ma anche docente dei corsi serali di Educazione artistica in Verona. Uno dei rari politici che seppe mettere in pratica gli ideali per i quali si era battuto, collaudandoli di persona.

Tra le tante cose che avrebbe voluto fare, ma rimasero solo in bozza, ricordiamo una Rivista per il Museo, il Catalogo Generale delle opere di Castelvecchio e l’Associazione degli Amici dei Musei.
Progetti che i suoi successori hanno portato a compimento nel suo ricordo.

Su Licisco Magagnato si potrebbero consumare fiumi di inchiostro, tanti e fondamentali furono i problemi da lui affrontati e portati a termine nella conduzione del Museo di Castelvecchio e nelle molte altre iniziative culturali e artistiche.

Ma il suo pensiero può venir sintetizzato da una frase da lui stesso pronunciata: «Ciò che distingue il carattere di certi musei “minori” italiani non è nella quantità delle opere e delle collezioni di cui essi sono costituiti, ma il loro rapporto con la città in cui hanno sede».

Una frase che potrebbe essere adottata come griffe dagli Amici dei Musei di Verona, a cui ci onoriamo di appartenere.

 

Giuseppe Perotti

 

P.S. L’autore di questa nota si domanda come a distanza di trent’anni dalla morte di un italiano così importante, che ha onorato Verona con opere ed atti tra i più belli e significativi del XX secolo, le Amministrazioni Comunali succedutesi negli anni non abbiano pensato di dedicargli una via, una piazza, un vicolo cieco, o almeno quel ritaglio di piazzetta acciottolata sul lato destro dell’ingresso del Teatro Romano, con un solo numero civico, proprio quello che dava ingresso dal giardino alla antica palazzina ove abitava… Licisco Magagnato con la sua famiglia.
Potrebbe l’attuale Amministrazione Comunale, di recentissimo insediamento, prendere in esame la richiesta e se nulla osta magari approvarla e darne attuazione? Grazie.


Conferenza “Un rivoluzionario mite: Licisco Magagnato a trent’anni dalla scomparsa”

Ricordiamo che martedì 17 ottobre, alle 17.30 inizierà il nuovo ciclo delle Conferenze di Castelvecchio.

Il primo incontro sarà dedicato alla figura di Licisco Magagnato, già direttore del Museo di Castelvecchio, che sarà ricordato da Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

L’incontro avrà luogo nella Sala Conferenze del Palazzo della Gran Guardia (qui il programma completo), e sarà accessibile gratuitamente sino ad esaurimento dei posti.


Inizia un nuovo ciclo delle Conferenze dei Civici Musei d’Arte

Martedì 17 ottobre, alle 17.30, si aprirà il ciclo 2017-2018 delle conferenze dei Civici Musei d’Arte di Verona, sostenute anche quest’anno dagli Amici. A inaugurare gli incontri di questa stagione sarà Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che ricorderà la figura di Licisco Magagnato, storico direttore del Museo di Castelvecchio nella stagione postbellica e degli interventi scarpiani.

Le conferenze si terranno il martedì, alle 17.30, al piano nobile del Palazzo della Gran Guardiasecondo il calendario riportato di seguito, consultabile anche in formato pdf o nella versione sfogliabile online, e saranno accessibili gratuitamente sino ad esaurimento dei posti disponibili.

Come da tradizione, le conferenze vedranno la partecipazione di storici dell’arte, archeologi, direttori museali e funzionari ministeriali che con i loro interventi toccheranno un ampio spettro di tematiche, dall’arte africana antica agli interventi di restauro effettuati a Pompei, da alcune fra le principali mostre che saranno organizzate nei prossimi mesi alla presentazione di nuovi allestimenti museali come quello di Palazzo Fulcis a Belluno. Il ciclo di conferenze sarà l’occasione per riflettere su questioni che vanno dalla storia antica alla contemporaneità, riflettendo insieme a studiosi e specialisti sulla tutela del patrimonio, la storia dell’arte e il panorama museale italiano e internazionale.

L’iniziativa è aperta alla cittadinanza, ai docenti e agli studenti dell’Università e delle Scuole medie e superiori, dell’Accademia di Belle Arti, dell’Università della Terza Età e del Tempo Libero, ai membri della nostra associazione.

Alla fine del ciclo, agli interessati che avranno presenziato ad almeno cinque degli otto incontri previsti, verrà rilasciato un attestato
di frequenza per acquisire crediti formativi. La presenza dovrà essere comprovata da firma all’inizio e al termine della conferenza.


Resoconto Assemblea Annuale Soci del 12 giugno 2017

Carissimi Amici e carissime Amiche,

vorrei comunicare ai soci che non hanno potuto partecipare alla Assemblea Annuale del 12 giugno il resoconto delle attività svolte durante l’ultimo anno. Inizio dall’ultimo impegno: il Congresso Mondialedegli Amici dei Musei, WFFM 2017.

Molti di voi erano presenti ai lavori e si sono resi conto dell’alto livello dei relatori e dei moderatori. Qui a Verona nella splendida Sala Maffeiana, messa a disposizione dalla Accademia Filarmonica – che ancora ringrazio nella persona del suo presidente Luigi Tuppini – si è svolto l’importante confronto dal titolo ‘Gli Amici dei Musei visti dai musei’.

Chi meglio della nostra Paola Marini poteva fare da moderatore?

Sarà poi il turno di Giulia Adami, giovane storica dell’arte specializzata in Storia del Restauro, che esplorerà le potenzialità ancora inespresse della nostra città come museo a cielo aperto alla luce dei recenti interventi di restauro eseguiti su alcuni palazzi storici. A seguire, Alberto Vignolo, architetto e direttore di Architetti Verona, ci accompagnerà alla scoperta di H Farm Campus, polo innovativo alle porte della laguna di Venezia, oggetto di un intervento di recupero all’interno del quale balza agli occhi la biblioteca progettata da Richard Rogers. Infine, Pietro Trincanato, storico e coordinatore del Gruppo Giovani dell’associazione, dedicherà la sua chiacchierata al rapporto tra Dante e Verona nell’Ottocento, per collegarsi alle celebrazioni del 700 anniversario della morte del Poeta.

Gli incontri, gratuiti e accessibili senza bisogno di registrazione o credenziali, saranno disponibili sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del Gruppo Giovani degli Amici dei Musei Civici.

 

Tiziana Maffei, presidente ICOM Italia (International Council of Museums) ha parlato del rilancio attraverso il digitale come linea guida per tutte le istituzioni museali, del museo come luogo di azione, della necessità di creare delle associazioni di musei territoriali. Ha ricordato la giornata mondiale ICOM e l’esigenza di creare un ponte tra la stessa ICOM e tutte le associazioni di volontariato che sostengono il nostro patrimonio culturale.

Abbiamo poi avuto l’onore della presenza di Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi. Schmidt ha sottolineato il concetto della parola amicizia come sodalitas e non utilitas: è la passione che deve spingere le nostre associazioni. Ha poi ricordato l’importanza del fundraising, l’esigenza di coinvolgere i bambini fin dall’età scolare per trasmettere loro l’amore e il rispetto dei beni culturali. Ha distinto poi due fasce di sostenitori gli Stewardship (associazioni di Amici volontari come la nostra) e i Membership(sponsor privati e istituzionali gestiti dal museo).

Come altro spunto ha riferito che le lunghe e famose code per entrare agli Uffizi non ci sono durante i mesi invernali e che solo il 40% dei fiorentini ha visitato il museo e da qui la necessità di studiare e razionalizzare i flussi dei visitatori. L’arte contemporanea deve entrare nei musei tradizionali proprio per rileggere le nostre collezioni.

Sono seguiti interessanti contributi dalle varie parti del mondo: da Alexandra Davydova, direttore dell’International Hermitage Friends Club di San Pietroburgo, a Daniel Ben Natan vice presidente del Israel Museum di Gerusalemme.

Nella seconda sezione – con moderatore l’ambasciatore Minuto Rizzo –  si è approfondito il tema del mecenatismo con una brillante relazione di Stefano Baia Curioni professore di Analisi delle Politiche e Management Pubblico alla Bocconi e consigliere del ministro Franceschini, e la situazione in cui versa il Museo di Doccia da parte di Livia Frescobaldi.

Il Congresso Mondiale è stato certamente un successo, ha visto la partecipazione di delegazioni di tutto il mondo, di interventi di personalità di altissimo livello culturale e ha dato anche alle due splendide città Mantova e Verona – patrimonio Unesco – il modo di presentarsi unite a un pubblico così illustre e al tempo stesso coinvolto dalla passione verso i musei.

Ringrazio ancora il Comune e la Direzione dei Musei per aver permesso la gratuità di ingresso ai congressisti, e gli sponsor: la Index SpA di Luigi Carlon e la Accademia Filarmonica di Verona che ha concesso la disponibilità della Sala Maffeiana.

Il 20 maggio in concomitanza del Congresso Mondiale abbiamo inaugurato la mostra del quadro di Matelica a Castelvecchio alla presenza del Prefetto Fabio Carapezza Guttuso capo dell’Unità di crisi del MIBACT, e di Alessandro Del Priori, sindaco di Matelica.

Rispondendo all’appello del Ministero e volendo dare un segno concreto di aiuto alle zone colpite dal sisma, gli Amici dei Civici Musei di Verona insieme agli Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani hanno sostenuto il restauro dell’opera di Sebastiano Conca Madonna col Bambino e San Giovannino della collezione del Museo Piersanti di Matelica, danneggiata dal terremoto.

Il dipinto resterà esposto in Sala Boggian fino a settembre.

E’ stata inoltre aperta una raccolta fondi internazionale per il sostegno ad ulteriori progetti di recupero e restauro nelle zone terremotate attraverso la FIDAM.

L’Assemblea ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2016 e il bilancio di previsione 2017.

Per il rinnovo delle cariche la Assemblea ha approvato all’unanimità la proposta di prorogare di sei mesi l’attuale Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori dei Conti che verranno quindi rinnovati a fine anno durante una Assemblea dedicata.

Grazie a tutto il Consiglio Direttivo, ai Revisori, a Fulvia e a tutti voi Amici.

 

Un augurio di Buona Estate,

Isa di Canossa


Un anno sul Canal Grande. Intervista a Paola Marini

È trascorso ormai più di un anno da quando è iniziata l’avventura di Paola Marini sulle rive del Canal Grande.

Un’avventura nata dalla sfida lanciata dal Ministero dei Beni Culturali che ha sviluppato e concretizzato un programma di adeguamento strutturale ed organizzativo per venti dei più importanti e prestigiosi musei e realtà culturali statali italiani.
Un programma a dir poco rivoluzionario che ha modificato lo stesso concetto filosofico di museo statale, finora ancorato a ferrei principi di tutela e conservazione delle opere d’arte, adeguandosi alle esigenze che anche un moderno turismo culturale di buon livello richiede.

Paola Marini, la nostra storica direttrice delle Civiche Raccolte d’Arte di Verona, è stata chiamata a dirigere, in un quadro normativo del tutto nuovo, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il museo statale italiano che viene universalmente identificato come il massimo centro mondiale per ammirare e studiare la pittura del ‘500 veneziano; e non solo quella.

Comodamente seduti in una piccola saletta delle Gallerie, Paola mi confida l’impressione del suo primo impatto nella nuova prestigiosa direzione.

Profondamente rinnovate da importanti lavori di restauro durante l’ultimo quindicennio, e non ancora del tutto completati, le Gallerie dell’Accademia colpiscono per la grandiosità degli spazi espositivi, con ampi saloni e fughe di luminose gallerie.
Al confronto il nostro caro Museo di Castelvecchio appare come una struttura bellissima, ma a carattere più intimistico, quasi famigliare.

Nelle Gallerie dell’Accademia il respiro è decisamente internazionale: vuoi per la tipologia dei visitatori, assolutamente cosmopolita; vuoi per il continuo colloquio che i direttori, di oggi e di ieri, hanno sempre intrattenuto con i colleghi dei musei di tutto il mondo per organizzare manifestazioni in comune, scambi di opere, approfondimenti culturali e comunque sviluppare quei rapporti di operosa amicizia che solo l’amore per l’alta cultura può realizzare.

Tra i grandi musei italiani le Gallerie dell’Accademia presentano la caratteristica di essere una raccolta quasi monografica. Infatti il museo non nasce come raccolta dei lasciti di grandi famiglie, e di conseguenza di opere che spaziano nel tempo.
La collezione si presenta come una galleria di risulta sia delle spogliazioni napoleoniche, sia delle soppressioni sempre operate da Napoleone, ma anche dall’Italia.

Il risultato è una concentrazione di meravigliosi capolavori della pittura veneziana dal XIV al XVIII secolo, con particolare spazio per il Quattrocento e il Cinquecento.
Quel magico periodo in cui Bellini, Tiziano, Tintoretto, Giorgione, Veronese suscitano con il trionfo del colore, della luce, della naturalezza e del ritratto un vero piacere visivo ed intellettuale.

Qui a Venezia la bellezza e la gioiosità delle tele cinquecentesche ammaliano con i loro splendidi colori luminosi i visitatori di tutto il mondo.

L'organizzazione del Museo

Fino alla recente riforma ministeriale anche le Gallerie dell’Accademia, pur riscuotendo successo di pubblico e sviluppando una notevole attività scientifica, hanno sofferto dei tipici inconvenienti delle strutture statali italiane, soggette a rigidi schemi gerarchici.
Sono transitati direttori di grande valore scientifico, ma per la eccessiva brevità del tempo trascorso alla direzione veneziana, non hanno potuto sviluppare al meglio azioni organiche.

Con la riforma del Ministero vari musei statali italiani sono stati resi autonomi dalle Sovrintendenze, e la figura del Direttore è andata assumendo un ruolo del tutto nuovo.
Oltre al valore della preparazione scientifica, che ha sempre contraddistinto il personale direttivo dei musei italiani, ai nuovi direttori è stata richiesta una maggior capacità “imprenditoriale” e gestionale, avendo il ministro fornito loro nuovi strumenti che li avvicinano più a dirigenti di azienda piuttosto che ad alti burocrati ministeriali ai quali, loro malgrado, erano finora costretti ad identificarsi per alcune attività di servizio.

Le Gallerie dell’Accademia, prosegue Paola Marini, come per gli altri diciannove siti scelti per il nuovo corso gestionale, dovranno nell’esercizio delle loro funzioni avvalersi di uffici e reparti tecnici autonomi.
Ma la sfida a Venezia diventa ancor più difficile, e nel contempo stimolante, perché le varie strutture delle Gallerie non hanno ancora una sufficiente copertura di personale specialistico.
Mancano ad esempio ancora tre dei sei storici dell’arte previsti dalla pianta organica.

Tutto questo ha comportato un primo anno di direzione complesso e a volte imprevedibile, ma certamente molto suggestivo: un vero e proprio battesimo del fuoco.

 

Tra le varie aree funzionali delle Gallerie spiccano:

  • Le Collezioni e la Gestione del Patrimonio; e fra l’altro comprendono le istruttorie per i prestiti, con le complesse e molto delicate pratiche che li regolano e li garantiscono.
  • L’Amministrazione; un settore prevedibile in qualsiasi gestione, ma grande novità per una sede museale che, uscita dal controllo e dalla vigilanza della Sovrintendenza, ha per la prima volta una sua autonomia di bilancio e quindi obbligo di gestione oculata e precisa.
  • L’Area di Servizio Pubblico; anche se le Gallerie debbono ancora rispettare alcuni vincoli statali in questo campo, il museo non si sente più come una realtà periferica di un ministero romano, ma sta assumendo anche in questo fondamentale settore una dinamica ed una autonomia che lo porteranno ad essere simile ad una moderna impresa.
  • Il Settore della Ricerca; le Gallerie in collaborazione con Università ed Istituti di ricerca sviluppa in continuazione approfondimenti e studi comparati sulle opere sue e di altri musei, per contribuire alla soluzione degli interrogativi che sono la ragion d’essere di una scienza al servizio di una miglior conoscenza: la Storia dell’Arte.

Presso le Gallerie opera un Laboratorio del Restauro molto conosciuto ed apprezzato per il valore dei suoi tecnici, laboratorio che ebbe il battesimo del fuoco dopo la grande alluvione del novembre 1966 che fece grandi danni in una Venezia sommersa per molte ore dal mare.

Organi dirigenziali delle Gallerie dell’Accademia sono:

  • Direttore, di nomina ministeriale
  • Consiglio d’Amministrazione, formato da cinque membri tra cui il Direttore che lo presiede ed il Direttore del Polo Museale regionale. Quest’ultima figura, di recente ideazione, diventa il polo aggregatore a livello regionale di tutti i musei, anche quelli non statali.
  • Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Comitato Scientifico. Assume particolare importanza l’attivazione recente di questo importante organo (che annovera tra i suoi membri anche il notissimo studioso di storia dell’arte Vittorio Sgarbi), perché con i suoi approfondimenti ed i suoi consigli rafforza l’autorevolezza delle decisioni del direttore, creando insieme a questi una task force culturale che non farà certo rimpiangere le strutture un po’ troppo protocollari del passato.

 

Ringrazio Paola Marini per questa esauriente disamina sulla nuova impostazione delle Gallerie dell’Accademia e le chiedo quale sia dopo un anno di attività il suo feeling con Venezia.

Paola risale come origine recente del tutto alla lontanissima data del novembre 1966, quando la cultura mondiale si strinse a Venezia per soccorrerla, creando ben ventidue Comitati internazionali per Venezia, veri e propri ambasciatori della cultura nel mondo.
Molti di questi sono ancora generosamente attivi, e alcuni operano a fianco delle Gallerie.

Le conoscenze personali che Paola già aveva con direttori italiani e stranieri che operano in Venezia hanno enormemente facilitato l’allargamento delle conoscenze con altri responsabili di Centri di Cultura nazionali e mondiali. Un feeling a tutto tondo.
Inoltre sono molto stretti i rapporti con l’Università di Cà Foscari, che tra l’altro ha agevolato con studi e nuove elaborazioni scientifiche lo sviluppo del nuovo Piano di gestione quadriennale richiesto dal Ministero dei beni culturali, quello appunto che ha nominato i venti nuovi direttori di musei, orientando la rivoluzione tuttora in atto.

Paola infine mi ricorda che l’incantevole presenza presso le Gallerie dell’Accademia di opere tra le più celebri e conosciute genera richieste di prestiti da Musei, Gallerie e Fondazioni di tutto il mondo.
Prestiti che si cercherà di trasformare in più vantaggiosi interscambi, per accrescere le reciproche conoscenze grazie allo studio di questi straordinari capolavori del passato.

La collaborazione con gli importanti e celebri Musei civici veneziani è molto intensa, e proprio ora stanno allestendo insieme una Mostra su “Hyeronimus Bosch ed il collezionismo della famiglia Grimani” a Palazzo Ducale; inoltre sempre i due poli museali veneziani, statale e civico, stanno già lavorando per una epocale Mostra sul Tintoretto per il 2018, con doppia sede espositiva a Palazzo Ducale e alle Gallerie della Accademia. Mostra che a chiusura dei battenti sarà trasferita per una sua ulteriore esposizione alla National Gallery di Washington.

Altre ventidue opere sono in mostra a Denver in Colorado, affiancando altri dipinti del Rinascimento, provenienti da vari musei e collezionisti statunitensi
Ma dalle Gallerie dell’Accademia sono partite ben cinquantatré opere per due mostre in Giappone, a Tokio e Osaka; quest’ultima appena conclusa , con un buon successo di un pubblico molto competente ed attento.
Non ultimo in ordine di tempo il prestito di alcune opere alla Cina, che le ha esposte a Pechino.

È una intensa attività volta a sensibilizzare Paesi lontani d’Oriente alla conoscenza dell’arte italiana, invogliandoli a riallacciare con Venezia quegli scambi culturali che caratterizzarono per molti secoli i rapporti tra i due Mondi.
L’innegabile risveglio culturale che sta coinvolgendo anche il nostro Paese trova nel mondo produttivo e commerciale un attento testimone.
Grandissime aziende, ma anche chi non ti aspetti, come ad esempio Borsa di Milano, seguono con attenzione il mutato interesse degli italiani per tutto ciò che concerne l’alta cultura e le grandi opere d’arte.

Paola Marini vede positivamente questi nuovi segnali, e si augura che una volta entrato a regime il nuovo corso della gestione museale, con personale e mezzi adeguati, ci sia la reale possibilità di ascoltare e vagliare queste proposte, e indirizzarle in maniera intelligente ad un loro soddisfacimento, dando così da un lato una nuova e originale visibilità ai finanziatori, e permettendo ai Musei nuove iniziative culturali che per ora sono conservate nel libro dei sogni.

E come chicca finale l’instancabile Paola Marini mi ricorda che, nel 2017, cadrà il duecentesimo anno dall’apertura delle Gallerie dell’Accademia, e che tale ricorrenza andrà degnamente ricordata.

Ma non basta. Nel 2019 sarà celebrato in tutto il mondo il V centenario della morte di Leonardo da Vinci, del quale le Gallerie dell’Accademia custodiscono ben venticinque disegni, fra cui il più famoso di tutti: il celebre Uomo Vitruviano. Quel disegno che al di là della perfezione e della bellezza stilistica, aprì il mondo di allora allo studio ed alla ricerca scientifica.

Che cosa ha in mente Paola per celebrare quell’anniversario?
Certamente qualche cosa di molto bello, degno delle Gallerie dell’Accademia e di Venezia tutta.

 

Giuseppe Perotti


Inaugurazione mostra “Antonio Balestra, nel segno della grazia”

Sabato 19 novembre, alle ore 11.00 sarà inaugurata la nuova mostra «Antonio Balestra nel segno della grazia» organizzata dal Museo di Castelvecchio e dedicata all’opera di uno dei più incisivi artisti veronesi della seconda metà del XVII secolo.

Curata da Andrea Tomezzoli, professore associato di Storia dell’arte dell’Università di Padova, l’esposizione presenta oltre sessanta opere provenienti da prestatori pubblici e privati, italiani ed europei, che celebrano e rendono omaggio ad Antonio Balestra in occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita. Oltre ad approfondirne l’opera, che al pari della fama superò di molto i confini cittadini, questa mostra costituisce una tappa ulteriore della serie di esposizioni organizzate dalla Direzione Musei d’Arte Monumenti incentrate su artisti veronesi o attivi in città, e in particolare con quella – sempre a cura del prof. Tomezzoli insieme a Paola Marini – dedicata al Settecento a Verona, molti esponenti del quale come Cignaroli e Rotari furono allievi proprio di Antonio Balestra.

La mostra, allestita negli spazi di Sala Boggian, rimarrà aperta sino al 19 febbraio 2017.


CHE FELICITÀ!

Carissimi Amici,

CHE FELICITÀ!

A nome di tutta la Associazione Amici dei Civici Musei di Verona desidero esprimere la gioia, la soddisfazione e il sollievo provati alla splendida notizia del ritrovamento dei dipinti rapinati a Castelvecchio.
Siamo veramente felici per l’esito positivo delle indagini e ci congratuliamo per l’ottimo lavoro svolto dagli investigatori, dalle forze di polizia, dai carabinieri del Comando tutela del patrimonio.
Condividiamo la soddisfazione per il ritrovamento dei nostri amati capolavori con Paola Marini: con lei abbiamo in questi mesi sofferto nella speranza del ritorno e insieme a lei e a tutto il Museo gioiamo per la felice conclusione.
È stato un grande successo per il nostro Museo, per tutta la città e per la cultura italiana.
Dedicheremo l’Assemblea del 10 giugno ai 17 quadri RITROVATI in attesa di festeggiare insieme il ritorno a Castelvecchio.

Con i più cari saluti,

Isa di Canossa


Il Ragazzo del Caroto e il ‘selfie’…al Museo!

Dal 23 al 26 febbraio i giovani veronesi non saranno più solo spettatori, ma diventeranno co-autori del loro Museo!

È questo l’obbiettivo dell’iniziativa, sostenuta dagli Amici dei Civici Musei, che il mese prossimo offrirà a bambini e ragazzi che visiteranno il museo un’occasione unica per giocare sul telefonino in modo creativo, invitandoli a inventare storie attraverso il disegno e la fotografia, sotto la guida e i consigli di insegnanti e professionisti.

Uno dei quadri più rappresentativi del Museo, il Bambino del Caroto, caro anche alla nostra associazione che ne ha fatto il proprio simbolo, e si trasformerà grazie ai selfie e ai disegni dei piccoli visitatori, che guidati da una gallerista potranno scoprire qualcosa in più sull’arte e la pittura nella Verona del Cinquecento.

Tutti i disegni realizzati dai giovani artisti renderanno i partecipanti protagonisti di una mostra da godere insieme con amici, compagni di classe e famiglie, e ogni partecipante avrà almeno un’opera esposta!

I laboratori si svolgeranno gratuitamente nel Museo di Castelvecchio dal 23 al 26 febbraio 2016, e la mostra rimarrà aperta fino al 25 marzo.

Qui è possibile scaricare la locandina e la presentazione completa dell’evento.

Per informazioni e prenotazioni è possibile chiamare i numeri 045 8036353045 597140, o inviare un’email .


L’evento sarà gestito da tre dottorandi in Storia delle Arti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia:

Radu Leon è un pittore e insegna tecniche del disegno. Ha una formazione come regista cinematografico e dagli
anni novanta svolge ricerche approfondite legate alla pittura. È tra gli artisti sostenitori della Marie Curie Cancer
Care Private View alla Royal Academy of Arts di Londra ed espone con la Société des Pastellistes de France.
Carla Garozzo è un architetto progettista specializzato all’Architectural Association di Londra, gallerista e curatrice
di mostre a Berlino, artista astrattista diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Attualmente sviluppa
e realizza percorsi museali valorizzati dall’utilizzo delle ICT.
Michele Nastasi ha insegnato Fotografia al Politecnico di Milano e a Forma/Naba, Milano. È un fotografo di
architettura e città, le cui immagini sono pubblicate su riviste e libri internazionali, e esposte in musei e gallerie in
Italia e all’estero. Dal 2007 è redattore della rivista “Lotus”.