Riprendono le attività della Civica Alleanza per un Grande Castelvecchio

Dopo l’interruzione causata dal lockdown, la Civica Alleanza per un Grande Castelvecchio, della quale fanno parte anche gli Amici dei Musei Civici, iprende le proprie attività con un incontro presso il Bastione delle Maddalene a cura del dottor Ettore Napione, di recente nominato responsabile ufficio UNESCO del Comune di Verona.

Potremo così approfondire il tema del recupero del patrimonio architettonico militare di Verona, del quale sia il parco delle mura che lo stesso Castelvecchio fanno parte.

A seguire, sarà possibile visitare il Bastione con gli architetti Anna Braioni e Alberto Vignolo.
In apertura dell’evento, l’avvocato Francesca Toffali, assessore Rapporti Unesco del Comune di Verona, porterà il suo saluto.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, nel rispetto delle norme anti contagio.

Vi aspettiamo!


Resoconto Assemblea Annuale Soci del 12 giugno 2017

Carissimi Amici e carissime Amiche,

vorrei comunicare ai soci che non hanno potuto partecipare alla Assemblea Annuale del 12 giugno il resoconto delle attività svolte durante l’ultimo anno. Inizio dall’ultimo impegno: il Congresso Mondialedegli Amici dei Musei, WFFM 2017.

Molti di voi erano presenti ai lavori e si sono resi conto dell’alto livello dei relatori e dei moderatori. Qui a Verona nella splendida Sala Maffeiana, messa a disposizione dalla Accademia Filarmonica – che ancora ringrazio nella persona del suo presidente Luigi Tuppini – si è svolto l’importante confronto dal titolo ‘Gli Amici dei Musei visti dai musei’.

Chi meglio della nostra Paola Marini poteva fare da moderatore?

Sarà poi il turno di Giulia Adami, giovane storica dell’arte specializzata in Storia del Restauro, che esplorerà le potenzialità ancora inespresse della nostra città come museo a cielo aperto alla luce dei recenti interventi di restauro eseguiti su alcuni palazzi storici. A seguire, Alberto Vignolo, architetto e direttore di Architetti Verona, ci accompagnerà alla scoperta di H Farm Campus, polo innovativo alle porte della laguna di Venezia, oggetto di un intervento di recupero all’interno del quale balza agli occhi la biblioteca progettata da Richard Rogers. Infine, Pietro Trincanato, storico e coordinatore del Gruppo Giovani dell’associazione, dedicherà la sua chiacchierata al rapporto tra Dante e Verona nell’Ottocento, per collegarsi alle celebrazioni del 700 anniversario della morte del Poeta.

Gli incontri, gratuiti e accessibili senza bisogno di registrazione o credenziali, saranno disponibili sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del Gruppo Giovani degli Amici dei Musei Civici.

 

Tiziana Maffei, presidente ICOM Italia (International Council of Museums) ha parlato del rilancio attraverso il digitale come linea guida per tutte le istituzioni museali, del museo come luogo di azione, della necessità di creare delle associazioni di musei territoriali. Ha ricordato la giornata mondiale ICOM e l’esigenza di creare un ponte tra la stessa ICOM e tutte le associazioni di volontariato che sostengono il nostro patrimonio culturale.

Abbiamo poi avuto l’onore della presenza di Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi. Schmidt ha sottolineato il concetto della parola amicizia come sodalitas e non utilitas: è la passione che deve spingere le nostre associazioni. Ha poi ricordato l’importanza del fundraising, l’esigenza di coinvolgere i bambini fin dall’età scolare per trasmettere loro l’amore e il rispetto dei beni culturali. Ha distinto poi due fasce di sostenitori gli Stewardship (associazioni di Amici volontari come la nostra) e i Membership(sponsor privati e istituzionali gestiti dal museo).

Come altro spunto ha riferito che le lunghe e famose code per entrare agli Uffizi non ci sono durante i mesi invernali e che solo il 40% dei fiorentini ha visitato il museo e da qui la necessità di studiare e razionalizzare i flussi dei visitatori. L’arte contemporanea deve entrare nei musei tradizionali proprio per rileggere le nostre collezioni.

Sono seguiti interessanti contributi dalle varie parti del mondo: da Alexandra Davydova, direttore dell’International Hermitage Friends Club di San Pietroburgo, a Daniel Ben Natan vice presidente del Israel Museum di Gerusalemme.

Nella seconda sezione – con moderatore l’ambasciatore Minuto Rizzo –  si è approfondito il tema del mecenatismo con una brillante relazione di Stefano Baia Curioni professore di Analisi delle Politiche e Management Pubblico alla Bocconi e consigliere del ministro Franceschini, e la situazione in cui versa il Museo di Doccia da parte di Livia Frescobaldi.

Il Congresso Mondiale è stato certamente un successo, ha visto la partecipazione di delegazioni di tutto il mondo, di interventi di personalità di altissimo livello culturale e ha dato anche alle due splendide città Mantova e Verona – patrimonio Unesco – il modo di presentarsi unite a un pubblico così illustre e al tempo stesso coinvolto dalla passione verso i musei.

Ringrazio ancora il Comune e la Direzione dei Musei per aver permesso la gratuità di ingresso ai congressisti, e gli sponsor: la Index SpA di Luigi Carlon e la Accademia Filarmonica di Verona che ha concesso la disponibilità della Sala Maffeiana.

Il 20 maggio in concomitanza del Congresso Mondiale abbiamo inaugurato la mostra del quadro di Matelica a Castelvecchio alla presenza del Prefetto Fabio Carapezza Guttuso capo dell’Unità di crisi del MIBACT, e di Alessandro Del Priori, sindaco di Matelica.

Rispondendo all’appello del Ministero e volendo dare un segno concreto di aiuto alle zone colpite dal sisma, gli Amici dei Civici Musei di Verona insieme agli Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani hanno sostenuto il restauro dell’opera di Sebastiano Conca Madonna col Bambino e San Giovannino della collezione del Museo Piersanti di Matelica, danneggiata dal terremoto.

Il dipinto resterà esposto in Sala Boggian fino a settembre.

E’ stata inoltre aperta una raccolta fondi internazionale per il sostegno ad ulteriori progetti di recupero e restauro nelle zone terremotate attraverso la FIDAM.

L’Assemblea ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2016 e il bilancio di previsione 2017.

Per il rinnovo delle cariche la Assemblea ha approvato all’unanimità la proposta di prorogare di sei mesi l’attuale Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori dei Conti che verranno quindi rinnovati a fine anno durante una Assemblea dedicata.

Grazie a tutto il Consiglio Direttivo, ai Revisori, a Fulvia e a tutti voi Amici.

 

Un augurio di Buona Estate,

Isa di Canossa


...e dopo il “Te Deum”, si cambi marcia!

Dopo straordinario ritrovamento dei diciassette quadri sottratti al Museo di Castelvecchio la sera del 19 novembre 2015 ha suscitato in tutti gli Amici dei Musei di Verona una grande gioia.
Una liberazione dal senso di cupa oppressione che aveva attanagliato tutti noi.
Il furto, oltre al danno materiale difficilmente quantificabile con gli scarni numeri di una contabilità assicurativa, aveva provocato un senso di umiliazione in coloro che hanno una particolare attenzione per tutto ciò che esprime bellezza e che desiderano venga protetto e conservato per le generazioni future.
È importante ricordare che solo attraverso lo studio e la visione del bello che è stato realizzato nel passato, i nostri discendenti potranno avere una traccia concreta ed un sicuro indirizzo per i loro progetti di vita.
I figli di un Paese senza testimonianze del passato faticano a pianificare il futuro e sono indotti a ripiegare su una fredda sopravvivenza ipertecnologica che si autoalimenta attraverso continui artifici e invenzioni applicative. Tale metodologia però tramuta il presente, “l’attimo fuggente”, in un passato non più utilizzabile, da rottamare.
Un vero spreco di preziose conoscenze.
Ecco perché il ritrovamento dei diciassette capolavori d’arte rubati non deve essere solo una grande gioia per gli Amici dei Musei, che per scelta volontaria sono tutti amanti delle Arti di ogni tipo e di ogni tempo, ma tutta la popolazione dovrebbe partecipare a questo gioioso evento con un interessamento che finora mi è sembrato piuttosto tiepido e distratto.
Per contro, lo scossone provocato da questo drammatico evento potrebbe essere l’occasione per rimeditare sullo stato di fruizione de “Il bello in Italia” da parte di noi italiani, ma anche degli stranieri.
L’Italia, come ha ricordato Andrea Costa in un recente articolo su “Espansione”, da primo Paese al mondo visitato negli anni ’50 del XX secolo, oggi si trova al quinto posto, con un trend calante.
Abbiamo il più alto numero di siti proclamati dall’Unesco in assoluto, ma non abbiamo più le capacità di attrarre turisti interessati alla loro conoscenza.
La scelta in Italia di Paesaggi, Città d’arte, Siti, Musei è per qualità e preziosità sterminata.
Allora perché le statistiche ci ricordano che l’Italia non è più attraente come prima? O meglio, perché l’Italia è rimasta al palo, mentre altri Paesi, concorrenti storici come Francia, Stati Uniti, Spagna, ma anche new entry a vocazione turistica emergente come Cina, Inghilterra, Germania ci stanno superando?
Se delimitiamo la nostra osservazione ai grandi musei italiani non si può non sottolineare che nel corso degli anni le strutture pubbliche ed i politici responsabili del settore abbiano tentato, nei limiti delle disponibilità finanziarie, di migliorare la struttura e la gestione degli stessi.
Ma purtroppo si è quasi sempre trattato di battaglie perse in partenza.
Stato o Enti locali, titolari della gestione dei musei, hanno sempre operato non attraverso interventi radicali e rapidi nel tempo, ma diluendo in tempi biblici interventi parziali e spesso in contrasto tra loro.
Un esempio emblematico: a Milano già negli anni settanta del secolo scorso si parlava della “Grande Brera”, cioè della fruizione di tutto il complesso architettonico braidense, compreso il piano terra, da sempre utilizzato dalla Accademia di Belle Arti, per allestire una grande pinacoteca di dimensioni e respiro mondiale atta ad accogliere degnamente l’incredibile e vasta collezione di dipinti famosi e preziosissimi che compongono tuttora il suo patrimonio.
A tutt’oggi l’Accademia di Belle Arti è ancora lì ed occupa tutti i locali del piano terra. Anzi, sono stati fatti importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento per migliorare doverosamente la didattica e lo studio.
E la Pinacoteca, anch’essa oggetto, per la verità, in questi mesi di importanti e meritori lavori di ristrutturazione ed ammodernamento, continuerà a condividere con la celebre Biblioteca Braidense il solo piano superiore del glorioso palazzo milanese, già sede dei Gesuiti.
Un altro esempio di scarso coordinamento: lo scorso anno Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, con una grande azione meritoria ha nominato venti nuovi direttori di importantissimi musei e siti culturali italiani, scegliendoli anche tra dirigenti di strutture non statali o addirittura provenienti dall’estero.
Un grande passo avanti ed una novità assoluta nella gestione della funzione pubblica.
Mi risulta però che uno di questi, lasciato il più piccolo, ma ben funzionante, museo che dirigeva, giunto nella prestigiosissima nuova sede, sia stato ricevuto da un buon numero di custodi, ma quasi nessun funzionario amministrativo. Evidentemente fino ad allora quella sede era particolarmente considerata per la sua capacità …occupazionale.
Ritornando al nostro più famigliare, ma non meno prezioso, Museo di Castelvecchio, il prossimo ritorno delle diciassette opere ricuperate, dovrà essere l’occasione per ricordare ai veronesi, a volte un po’ dimentichi, che essi vivono letteralmente adagiati su un numero incredibile di bellezze architettoniche, paesaggistiche e museali che pochissime città italiane, ma anche europee, possiedono; e che meritano di essere viste e riviste per meglio conoscere la propria città
Nello specifico, il Museo di Castelvecchio ha avuto l’opportunità, direi anche la fortuna, di essere stato ristrutturato radicalmente nella seconda metà del secolo scorso da un grandissimo architetto, oggi lo proclamerebbero una archistar: il veneziano Carlo Scarpa.
Ma sicuramente lui, homo faber costruttivo e laborioso, avrebbe rifiutato questo ampolloso titolo.
Trasformò una vecchia struttura museale in stile finto gotico, molto danneggiata dagli eventi bellici, dove le opere erano presentate attraverso una monotona e prevedibile sequenza, in una moderna, vibrante e coinvolgente esposizione museale, divenuta ben presto un modello per gli studiosi e gli appassionati di tutto il mondo.
Ancor oggi si vedono gruppi di studiosi, in particolare giapponesi, aggirarsi per il museo, ma anche per la città, per ammirare e analizzare le opere scarpiane di cui Verona si adorna.
Senza addentrarci in esami più approfonditi, basta rammentare la fuga delle cinque sale a piano terra che compongono la Galleria delle Sculture trecentesche per avere l’idea palpabile della grandezza di Carlo Scarpa nell’offrire al visitatore la possibilità di esaminare da vicino ed in modo suggestivo antiche sculture medioevali in marmo che in origine erano collocate in buie chiese e cattedrali molto più in alto e lontane dai fedeli.
Una interpretazione eccelsa, ma rispettosa della museologia.
Ma gli anni passano inesorabilmente e certe soluzioni tecnologiche scelte da Carlo Scarpa negli anni Sessanta del secolo scorso, allora ardite e all’avanguardia, sono oggi irrimediabilmente superate.
Gli stessi bellissimi accordi cromatici scelti da Carlo Scarpa per sottolineare ed esaltare l’architettura della Galleria delle Sculture, dal verde pallido dei soffitti in contrasto con il grigio cemento dei pavimenti, al bianco delle pareti, al rosa della pietra di Prun, con gli anni si sono notevolmente affievoliti.
Lo stesso progettista se fosse ancora tra noi sarebbe il primo a suggerire nuove più ardite e soddisfacenti soluzioni.
Il museo fu concepito per essere visitato nelle ore diurne, e quindi l’architetto diede massima importanza all’illuminazione naturale e alla collocazione delle opere in funzione della posizione delle finestre, previste con vetrate non schermate da tendaggi di alcun tipo.
Ma oggi il museo resta aperto al pubblico fino a sera, e a volte anche fino alle ore più tarde.
La qualità del pubblico è mutata e soprattutto la sua consistenza: è quindi opportuno e necessario adeguare molte strutture accessorie alle nuove esigenze.
Tralascio per ora di soffermarmi sull’ingrandimento, o il totale rifacimento, della sala di ingresso, della biglietteria, del book shop, dei servizi, per non parlare dell’inesistente caffetteria.
Ma suppongo che almeno l’illuminazione artificiale delle sale di esposizione potrebbe essere ammodernata con una certa urgenza.
Nella Galleria delle Sculture le piantane in ferro che sostengono le fonti luminose, disegnate da Carlo Scarpa sono un degno corollario alle sculture medioevali, perfettamente in linea con lo stile voluto dal Maestro.
Ma nel trascorrere di mezzo secolo le lampadine a incandescenza in vetro trasparente con filamento di tungsteno, che fornivano una luce calda giallo-rosata, sono state sostituite, credo anche per problemi di risparmio energetico, con sfere LED che emanano una luce freddissima (non meno di 5500 gradi Kelvin), che snaturano completamente il quadro ambientale cromatico, penalizzando il godimento visivo delle suggestive sculture, nate per essere viste al lume di candela dei luoghi sacri.
Un miglioramento dell’illuminazione della Galleria, reso possibile dagli enormi progressi fatti dall’illuminotecnica, che nell’ultimo decennio ha offerto soluzioni nuove ed ottimali a costi sempre più decrescenti, potrebbe rivitalizzare e rendere più attraente la sua visita.
Tralascio la descrizione delle plafoniere con …tubi al neon (poi sostituiti con tubi fluorescenti), che Carlo Scarpa adottò per le sale della pinacoteca al primo piano, essendo allora quanto di più moderno offriva l’industria dell’illuminazione.
Oggi la disponibilità di piccoli spot e di faretti alogeni o led (gli stessi che i bravissimi allestitori di mostre temporanee utilizzano già da tempo e su larga scala), potrebbero rendere più affascinanti e godibili le importanti e suggestive opere pittoriche e murali esposte nella Galleria al primo piano.
Giova ricordare che il Comune di Verona ha in attività operativa un Servizio allestimenti e manutenzione dei musei civici con valentissimi e capaci dirigenti e operatori che sono certamente in grado di progettare e realizzare migliorie di questo tipo.
Sono piccoli, ma fondamentali interventi a costi ragionevoli che il Comune di Verona, gioioso per l’insperato ritrovamento dei suoi diciassette capolavori rubati la sera del 17 novembre 2015, non si negherà certamente, offrendoli alla cittadinanza come riparazione morale alle inquietudini patite negli ultimi sei mesi.
Un gesto meritorio che avrebbe certamente una positiva eco, anche a livello internazionale.
Per richiamare infine più turisti qualificati in Italia, c’è tutto un altro discorso da fare, che coinvolge non tanto le singole città, come Verona, ma soprattutto le grandi Centrali Nazionali preposte a ciò.
Ma questa è un’altra storia.
Mi riprometto di parlarne in una prossima conversazione.

Giuseppe Perotti